Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 09 febbraio 2013 alle ore 08:11.

My24


e Antonella Scott
«Forse non è un bilancio perfetto, ma c'è qualcosa di buono per tutti». Il presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy, ha riassunto così l'accordo raggiunto ieri pomeriggio tra i 27 capi di Stato e di Governo dell'Unione europea. Se in effetti molti Paesi sono riusciti a ottenere concessioni, dalle trattative di Bruxelles è uscita una sintesi che appare più il risultato di pressioni nazionali che frutto di un disegno organico.
La principale vittima dell'intesa finale è il pacchetto crescita, sacrificato sull'altare dell'agricoltura e dei fondi di coesione. Nelle ultime ore di negoziato sono infatti state tagliate di oltre 10 miliardi le risorse per le reti di trasporto, energetiche e digitali, parte di quel programma «Connecting Europe» che nelle intenzioni di Bruxelles doveva rappresentare un grande piano di rilancio delle infrastrutture europee. In origine doveva avere una dotazione di 50 miliardi, ma a ogni vertice ha perso terreno, fino a scendere a 29 miliardi. È vero che il pacchetto crescita ottiene un aumento del 37% rispetto al bilancio 2007-2013, ma quando era stato deciso quel budget la crisi finanziaria non era neppure in vista, mentre oggi la Ue è ancora in zona recessione. E i 6 miliardi spuntati in extremis contro la disoccupazione giovanile nei Paesi dove è più forte l'allarme lavoro sono una cifra modesta (meno di un miliardo all'anno) rispetto all'emergenza cui devono far fronte.
Agricoltura e coesione restano dunque le prime voci del budget comunitario, raccogliendo il 72,7% delle risorse. Nel primo caso, un calo sensibile (-11%) rispetto all'esercizio precedente, ma meno di quanto temessero Francia e Italia. Sul fronte dei tagli, il meno controverso è forse quello che ha riguardato l'euroburocrazia, ridimensionata con un miliardo di tagli nei sette anni rispetto alle intenzioni di Van Rompuy del novembre scorso.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Competitività e crescita
Gli obiettivi iniziali erano molto più ambiziosi
Tutti concordano sulla necessità di rilanciare la crescita europea, eppure dalla maratona negoziale di Bruxelles è proprio questa la voce di bilancio che ha subìto il maggior ridimensionamento. Alla fine sotto il capitolo «Competitività per la crescita e il lavoro» è rimasta una dote di 125,6 miliardi per il periodo 2014-2020, meno di 20 miliardi all'anno per 28 Paesi, e soprattutto 30 miliardi in meno rispetto alla proposta originaria. Stando alla tabella comparativa con il precedente budget 2007-2013, il pacchetto crescita ha ottenuto un incremento del 37,3%, ma è una magra consolazione perché gli obiettivi iniziali erano ben superiori.
I tagli hanno colpito duramente il programma più innovativo lanciato negli ultimi anni dalla Commissione europea, quella «Connecting Europe facility» che dovrà finanziare le reti di trasporto, energetiche e digitali. Bruxelles puntava in origine a un budget di 50 miliardi, ma i successivi tagli hanno fatto scendere la cifra finale a meno di 30 miliardi, di cui 23 ai trasporti, 5 all'energia e uno alle telecomunicazioni.
Ai tre progetti-simbolo dell'innovazione europea, cioè il sistema di navigazione satellitare Galileo, Iter (fusione di energia) e Gmes (monitoraggio della Terra) saranno destinati 12,8 miliardi in sette anni, di cui 6,3 a Galileo, 3,8 a Gmes
e 2,7 a Iter.
Unica nota positiva, un lieve aumento negli stanziamenti per Horizon 2020 (che finanzia i progetti di ricerca e sviluppo) e per l'Erasmus, il programma di scambio tra studenti europei.
IMPATTO SULLA CRESCITA
MEDIO

29,3 miliardi
Fondi strutturali
Un aiuto contro la crisi del debito
Accanto all'agricoltura, la voce "fondi strutturali" - concepiti per finanziare progetti di sviluppo nelle zone più arretrate dell'Unione riducendo gli squilibri sul fronte della crescita, la competitività e l'occupazione - è una di quelle che hanno tenuto meglio le posizioni restando più o meno invariate rispetto alle cifre discusse nei mesi scorsi, raccogliendo 325,1 miliardi per i sette anni, l'8,4% in meno sul bilancio precedente. Una concessione ai nuovi Paesi membri dell'Est ma anche, come ha sottolineato il presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy, alle economie che hanno maggiormente risentito della crisi del debito: Grecia, Irlanda e Portogallo, e anche Spagna e Italia. A loro, preoccupate da un eventuale ridimensionamento del sostegno comunitario, il bilancio pluriennale della Ue dedica, secondo Van Rompuy, «una particolare attenzione».

Shopping24

Dai nostri archivi