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Questo articolo è stato pubblicato il 20 febbraio 2013 alle ore 07:26.

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LA FRENATA DEI PREZZI
Un ulteriore segno di adeguamento economico di Atene è arrivato la scorsa settimana, quando i prezzi al consumo hanno smesso di aumentare (nel mese di gennaio) per la prima volta dal lontano 1996, riflettendo un calo di quasi un terzo del reddito disponibile reale delle famiglie. I prezzi restavano alti, con consumi in calo, anche a causa di oligopoli commerciali che sono stati oggi smantellati, seppur parzialmente. Quindi, è vero che i greci faticano oggi più che mai a fare la spesa, ma è altrettanto vero che il costo della vita si sta lentamente adeguando alla nuova realtà.

LA RIDUZIONE DEGLI INTERESSI
Il pagamento degli interessi sul debito sovrano della Grecia è sceso nettamente dopo il taglio del 75 % sul capitale nominale imposto da Atene a marzo agli obbligazionisti del settore privato. Il saldo della bilancia dei pagamenti di questi interessi è sceso parimenti del 75% raggiundendo una quota esigua, pari a 2,16 miliardi di euro. La mina del debito è stata parzialmente disinnescata proprio grazie all'haircut e al buyback del debito da 30 miliardi. Insomma, oggi la Grecia paga interessi sul debito in misura fortemente ridotta. Una boccata d'ossigeno per le casse dello Stato, le banche e, quindi, l'economia reale.

EXPORT IN CRESCITA MA ANCORA TROPPO DEBOLE
Le esportazioni greche sono cresciute di appena il 3,8% e il paese ha bisogno di fare di più per mantenere in equilibrio la bilancia dei pagamenti. La quota delle esportazioni - composta da prodotti agricoli, cantieristica navale e qualche settore di eccellenza - è pari soltanto al 25% del Pil, livello più basso tra i 17 paesi dell'Eurozona. Insomma, i progressi si vedono ma l'economia greca ha ancora molto da fare perché si possa parlare di rilancio.

I SOLDI DAL MATERASSO AI CONTI CORRENTI
La Grecia ha riserve in valuta estera pari a 5,5 miliardi di euro a fine dicembre. Un bel risultato rispetto alla fuga dei depositi dalle banche di appena un anno fa quando i greci correvano ai bancomat e portavano gli euro sotto il materasso perché temevano l'uscita del paese dall'eurozona. Anche se sullo sfondo resta il rischio di contagio del sistema finanziario di Cipro (ormai prossimo al salvataggio europeo), le cui banche detengono il 10% dei depositi greci.

IL TURISMO NON E' CROLLATO
Il turismo, settore chiave del paese, ha visto un calo del 4,6% del fatturato a 10,02 miliardi di euro a causa del calo degli arrivi dalla Germania, paese che maggiormente sostiene il mercato locale delle vacanze. Ma sostanzialmente il settore ha mostrato vitalità nonostante gli scioperi, i tumulti di piazza e la cattiva pubblicità procurata l'anno scorso dalla stampa di mezzo mondo, con due tornate elettorali tenute nel giro di un mese.

I PROBLEMI ANCORA APERTI
Naturalmente ci sono ancora molti problemi aperti, come la disoccupazione al 27%, e quella giovanile al 57%. Il Pil è in calo (recessione) per il sesto anno consecutivo e nel 2012 ha segnato un meno 6,4%. Ma ciò che conta è che il paese ha finalmente cambiato strategia: ha detto basta con le pratiche del passato, con i conti truccati, e ha inziato un percorso duro di recupero di credibilità e competitività. Non ci sono pasti gratis in economia o ricette miracolistiche e i greci hanno imparato a loro spese che non si può vivere al di sopra dei propri mezzi.

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