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Questo articolo è stato pubblicato il 20 febbraio 2013 alle ore 13:32.
L'ultima modifica è del 20 febbraio 2013 alle ore 15:03.

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Museruola alla Corte dei conti
Come dire che la lotta alla corruzione ha le armi spuntate. E che alla Corte dei conti si tenta di mettere la museruola. E allora, ecco un'altra dura stoccata al Parlamento da parte di De Musso: il legislatore, ha auspicato, deve riacquistare «una maggiore serenità di intenti» abbandonando definitivamente «lo spirito di reazione - avverso in particolare alcune iniziative accusatorie della Corte - che ha ultimamente caratterizzato la frammentaria e inadeguata normativa emanata in materia di giurisdizione contabile, adoperandosi invece per una sistemazione coerente e organica degli istituti costitutivi delle varie figure di responsabilità gestoria e finanziaria».

Dai giochi d'azzardo all'Anas, dalle Ferrovie ai tributi
L'elenco delle inchieste in corso alla Procura generale presso la Corte dei conti del Lazio è stato riassunto e sottolineato in tutta la sua gravità dal Pg De Dominicis. A partire dal procedimento avviato verso il secondo grado di giudizio contro i concessionari delle slot machine (in primo grado la condanna è stata di 2,5 miliardi contro gli 89 chiesti dalla Procura), occasione per il Pg di rilanciare la necessità di misure forti di contrasto all'illegalità del gioco d'azzardo, definito «vera e propria malattia sociale e brodo di cultura delle organizzazioni malavitose». Ma grande cautela e massima attenzione, ha aggiunto il Pg, vanno poste anche contro i rischi impliciti per la spesa pubblica derivanti dall'«accordo bonario» sulle riserve del General Contractor per quanto riguarda la realizzazione di opere pubbliche.
Altro capitolo scottante, tra i tanti non a caso riepilogati anche nella memoria scritta del Pg, è l'inchiesta sull'Ama spa (gestione rifiuti) di Roma, partecipata al 100% dal Campidoglio, per il fallimento di Ama Senegal con costi finiti tutti a carico dei bilanci del Comune, dunque dei cittadini. Ma anche la gestione dei tributi, il mega «bonus entry» (4,48 milioni) concesso all'ex presidente delle Ferrovie Giancarlo Cimoli. Per non dire del «sistema di corruttele a base di tangenti e di altre gravissime fraudolenze» nel procedimento «ancora sub judice» che riguarda «un politico di rango: ex ministro dei Lavori pubblici, nonché presidente dell'Anas»: Gianni Prandini, ex Dc condannato dopo 17 anni a risarcire 5 milioni.

Sanità laziale nel mirino, Umberto I «promosso»
Un elenco di illeciti, malversazioni e corruzione da brividi, quello denunciato da De Dominicis. Nel quale non poteva mancare l'affondo legato alle inchieste e ai procedimenti in corso della Procura generale della Corte dei conti sul settore sanitario del Lazio. Ospedali troppo piccoli, troppi posti letto, qualità delle cure sicuramente non all'altezza dei costi sostenuti, disfunzioni organizzative e «inidoneità» degli organi di controllo interno: queste le principali irregolarità rilevate e i casi di malfunzionamento denunciati a carico della gestione della sanità laziale. Un caso: le assenze di personale coperte «contra legem» ricorrendo alle prestazioni aggiuntive rese dai medici in servizio «con incremento anomalo delle loro retribuzioni». Un'accusa che è però in qualche modo anche una denuncia contro gli effetti dei tagli che sguarniscono le corsie del personale necessario.
Gli «aggiramenti della legge» nella gestione della Sanità del Lazio, insomma, non mancano. Anche se non mancano anche note non sempre, o del tutto, negative. Come il riconoscimento quasi a sorpresa arrivato al Policlinico «Umberto I» di Roma per l'attività di risanamento avviato col nuovo management, a partire dagli interventi di sistemazione del pronto soccorso. «Si può dire con compiacimento - ha dichiarato il Pg - che il complesso più prestigioso di Roma capitale vada assumendo un volto efficiente, più adeguato e attento alle sfide dei tempi nuovi». Un giudizio positivo e insieme una speranza. Anche perché non si può dire esattamente che l'«Umberto I» sia il «più prestigioso» ospedale romano, né che basti il lifting al pronto soccorso per considerare in fase di superamento un'emergenza di vecchia data con i suoi deficit plurimiliardari scaricati sulla collettività. E sui malati.

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