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Questo articolo è stato pubblicato il 06 marzo 2013 alle ore 18:31.

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Autorizzazione ambientali «a tempo»
Il periodo di validità dell'Aia è stabilito (nel limite massimo) dalle normative nazionali e in questo caso all'Italia tocca il record della durata più breve: 5 anni, termine che sale a 6 e 8 anni per aziende certificate ISO14001 o EMAS. Molto più lunghi i tempi in Belgio (da 15 a 20 anni a seconda della regione federale) e in Francia l'autorizzazione, "arrete prefectoral", non ha un periodo di validità prestabilito e copre pertanto tutta la vita utile dell'impianto; tuttavia ogni 10 anni l'azienda deve effettuare un bilancio ambientale
in base al quale il prefetto può imporre ulteriori prescrizioni. Le certificazioni ambientali non hanno influenza sulla durata delle Autorizzazioni. In Olanda, Austria e Romania la durata è di 10 anni mentre in Repubblica Ceca, Slovacchia, Spagna la durata è di 8 anni (la Slovacchia proroga questo periodo fino a dieci anni se l'impianto attua un protocollo di gestione ambientale). Alcuni Stati Membri hanno introdotto, nella propria legge nazionale, una disposizione generale che stabilisce il riesame delle autorizzazioni su una base periodica indicata in ciascuna di esse. È il caso ad esempio di Germania, Svezia, Polonia, Regno Unito (in quest'ultimo caso mediamente la durata di un'autorizzazione è di 6-10 anni, nel caso della Germania l'autorizzazione scade se l'impianto non è operativo per tre anni).

I costi eccessivi delle tariffe
Altro nodo che lascia l'Italia indietro è quello delle tariffe istruttorie, generalmente molto elevate e particolarmente onerose per le piccole e medie imprese. Tanto da non trovare paragone negli altri stati Ue che hanno livelli decisamente inferiori come nel caso della ad esempio in Germania: per fare un esempio per un acciaieria a ciclo integrale di competenza statale la tariffa italiana è di 150mila euro contro i 19mila tedeschi. In Francia addirittura non è previsto alcun onere. Stessa sproporzione se si passa al settore chimico dove sul territorio nazionale servono 250mila euro, in Germania massimo 125mila, mentre nel caso dell'Olanda la richiesta di autorizzazione non prevede alcun costo.

Limiti di emissione e controlli restrittivi
Per quanto riguarda l'Italia, il nostro Paese ha spesso stabilito limiti di emissione degli stabilimenti industriali che si attestano su valori più bassi, all'interno del range stabilito a livello europeo. Per questo occorre che il recepimento della Direttiva Ied (Industrial Emissions Directive) si attesti ai livelli della media degli altri paesi europei. La norma comunitaria prevede che l'autorità competente fissi in autorizzazione limiti di emissione (Elv) che non superino i livelli di emissione associati alle Bat, cioè le migliori tecnologie disponibili a cui bisognerà adeguarsi a livello europeo a partire dal 2016. Infatti i Bat-Ael sono espressi in forma di range, che in molti casi (es. nelle BAT Conclusions per vetro e acciaio) hanno margini anche molto ampi tra l'estremo inferiore e quello superiore. Attualmente gli Stati membri stanno ancora definendo le proprie disposizioni normative ai fini di adeguarle alla nuova disciplina. L'approccio della Germania il cui sarebbe di prevedere tempistiche più lunghe (8 anni) per l'adeguamento ai limiti di emissione più restrittivi indicati nel range Batael .aria, suolo, rumore). In Italia inoltre le autorizzazioni, per quanto riguarda le operazioni di monitoraggio e controllo in continuo delle emissioni inquinanti stabiliscono delle prescrizioni aggiuntive e più gravose rispetto a quanto previsto dalla normativa europea, in grado di generare problemi operativi alla loro attività

Lo stato dell'arte delle autorizzazioni
Attualmente le procedure di Aia di competenza dello Stato sono 159 di cui 140 rilasciate e 19 in corso di rinnovo mentre gli impianti di competenza regionale sono 5.834, di cui 5.157 dotati di Aia e circa 180 autorizzazioni riesaminate nelle more della procedura di rilascio. Inoltre vi sono 440 impianti nuovi di cui 394 dotati di Aia.

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