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Questo articolo è stato pubblicato il 20 marzo 2013 alle ore 22:15.
L'ultima modifica è del 20 marzo 2013 alle ore 14:35.

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Il piano di salvataggio internazionale respinto da Cipro

Il Parlamento di Cipro ieri ha bocciato il piano concordato con Ue e Fmi, che chiedeva un prelievo forzoso sui depositi bancari in cambio del salvataggio da 10 miliardi di euro: 36 i voti contrari, 19 le astensioni, nessun voto a favore. Dopo le proteste e le polemiche sollevate dalla decisione sulla tassazione di tutti i depositi, da cui lo Stato avrebbe ricavato 5,8 miliardi da sommare ai prestiti internazionali, il governo aveva messo a punto alcune modifiche alla legge, per rendere più progressivo il prelievo, come peraltro raccomandato anche dall'Eurogruppo riunitosi di nuovo lunedì in teleconferenza.

In particolare, la bozza di legge dell'esecutivo cipriota prevedeva l'esenzione per i depositi bancari fino a 20mila euro, mantenendo una tassazione al 6,75% per i conti tra 20mila e 100mila euro e al 9,9% per i depositi oltre i 100mila euro. Restava da definire come trovare i 300 milioni di euro - la stima è della Banca centrale cipriota - che sarebbero venuti a mancare esentando dal prelievo i depositi più bassi.

La Commissione europea ha precisato di essere stata contraria a un prelievo sui depositi bancari ciprioti per i conti inferiori a 100mila euro. In ogni caso Bruxelles ha detto di aver lavorato e che continuerà a lavorare in futuro per mettere in opera le decisioni dell'Eurogruppo. Il programma di assistenza deciso sabato scorso, ha spiegato - in modo non usuale - la Commissione dopo la riunione settimanale dei suoi commissari, «non corrisponde alle nostre preferenze, ma lo abbiamo sostenuto perchè le alternative erano più rischiose e sostenevano meno l'economia cipriota».

Ma ora che la proposta originale è stata rigettata dal Parlamento, sta a Cipro lavorare sulle alternative, perché «la Commissione ha fatto di tutto per gestire la situazione di Cipro, ma le decisioni vengono prese dagli Stati membri e nessuna decisione può comunque essere presa senza la collaborazione di Cipro». Bruxelles ha ricordato inoltre che fin dal principio era molto chiaro che «c'erano alternative alla "una tantum" sui depositi sotto i 100mila euro e che le sarebbero state preferibili», «ma - secondo la Commissione - le autorità di Cipro non hanno accettato questo scenario».

La trattativa tra Nicosia, Mosca e Bruxelles

E mentre a Cipro le banche restano chiuse per evitare la fuga dei depositi continuano le trattative con la Russia. Mosca direttamente coinvolta per gli investimenti e la presenza nell'isola potrebbe offrire una chiave per una soluzione della crisi cipriota: il ministro delle Finanze di Nicosia Michalis Sarris avrebbe proposto a Vladimir Putin una tassa compresa tra il 20 e il 3o% di depositi russi nelle banche cipriote, in cambio di una quota nei giacimenti di gas scoperti a Sud dell'isola. Domani a Mosca è atteso il presidente della Commissione europea José Manuel Barroso.

«Nella crisi finanziaria di Cipro sono già stati commessi tutti gli errori possibili», ha dichiarato in un colloquio con l'agenzia Interfax Dmitrij Medvedev. Per il primo ministro russo è ora auspicabile maggiore riflessione per «non nuocere alla relazioni fra Russia e Unione europea».

Sull'isola banche chiuse per una settimana

La Banca centrale di Cipro ha reso noto che le banche del Paese resteranno chiuse fino a martedì prossimo nella speranza che le prossime giornate portino a passi in avanti nei negoziati con la troika sul piano di salvataggio. Gli istituti ciprioti non hanno riaperto gli sportelli questa settimana dopo l'annuncio dell'accordo raggiunto nel weekend
con l'Eurogruppo che prevedeva prelievi forzosi sui depositi. Le banche dunque non riapriranno, come si era ritenuto in un primo tempo, né domani né venerdì «e
osserveranno lunedì il giorno di festa nazionale per riaprire solo il giorno seguente.

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