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Questo articolo è stato pubblicato il 22 marzo 2013 alle ore 06:40.

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La vicenda è nata male ma, nel maldestro tentativo di risolverla la diplomazia italiana ha fatto peggio compiendo numerose leggerezze non ultima la decisione di trattenere i marò suscitando le proteste della stessa presidente del Congress Party Sonia Gandhi (di origini italiane).
La resa a New Delhi con corollario di guerre economiche commerciali ha il sapore di una vera capitolazione ed è tanto più grave perché riguarda due appartenenti a un corpo d'elite della Marina che si è sempre caratterizzato per grande dignità, onore e professionalità in Italia e nelle missioni internazionali. Ha poi tutto il sapore della beffa la garanzia della Corte indiana secondo la quale non si applicherà la pena capitale nel processo ai due marò italiani accusati della morte di due pescatori scambiati per pirati.
I due marò sono partiti accompagnati dal sottosegretario agli Esteri Staffan De Mistura e da oggi risiederanno nell'ambasciata italiana a New Delhi con piena libertà di movimento. Lo ha assicurato lo stesso De Mistura aggiungendo: «Potranno anche andare al ristorante se vogliono». La decisione di far rientrare i marò era stata sospesa, ha spiegato De Mistura, ma poi «abbiamo ricevuto un documento da un autorevole organismo indiano che ci ha convinto». Prima di partire per New Delhi insieme a Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, De Mistura ha aggiunto che «questo per i marò è doloroso, ma loro sono consapevoli dell'importanza fondamentale del gesto».
Soddisfatto il ministro degli Esteri indiano Salman Khurshid secondo il quale la decisione «è un bene nell'interesse di entrambi i Paesi». Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha avuto una conversazione telefonica con il fuciliere di Marina Massimiliano Latorre nel corso della quale ha espresso a lui e al suo collega Salvatore Girone l'apprezzamento per il senso di responsabilità con cui hanno accolto la decisione.
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LA VICENDA
15 febbraio 2012
Due pescatori indiani vengono uccisi da colpi di arma da fuoco sulla loro barca al largo delle coste del Kerala, in acque internazionali. Le autorità accusano due marò italiani che si trovavano sulla petroliera Enrica Lexie, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. I due militari, in missione anti-pirateria, sostengono di aver sparato in aria
19 febbraio
I due marò vengono arrestati. New Delhi rivendica la giurisdizione sul caso
24 marzo
In un clima di tensione, si pronuncia l'Alta Corte del Kerala e dichiara che la sparatoria «è un atto di terrorismo»
10 aprile
Una fuga di notizie dall'India rivela che, in base alla perizia balistica, i proiettili che hanno ucciso i pescatori sarebbero compatibili con le armi dei militari italiani
5 maggio
Dopo 80 giorni di blocco al largo del porto di Koch, la Enrica Lexie salpa per lo Sri Lanka con 24 uomini di equipaggio e quattro militari dell'unità anti pirateria, ma senza Latorre e Girone
25 maggio
Dopo quasi tre mesi nel carcere di Trivandrum, capitale del Kerala, i marò vengono trasferiti in una struttura a Kochi e viene loro concessa la libertà su cauzione, con il divieto di lasciare la città
20 dicembre
Le autorità indiane accolgono la richiesta dei marò di un permesso speciale per passare le festività natalizie in Italia, con l'obbligo di tornare in India entro il 10 gennaio. Il 22 dicembre atterrano a Roma, per ripartire verso Kochi il 3 gennaio
18 gennaio 2013
L'Alta Corte indiana nega la giurisdizione del governo del Kerala sul caso e dispone che il processo venga affidato a un tribunale speciale da costituire a New Delhi
22 febbraio
Dopo la licenza natalizia, arriva anche quella per tornare in Italia a votare: i marò potranno restare fino al 23 marzo
11 marzo
L'Italia decide che Latorre e Girone non rientreranno in India e ribadisce la proposta di arrivare a un accordo per risolvere la controversia, anche attraverso un arbitrato internazionale o una risoluzione giudiziaria
14 marzo
Le autorità indiane negano all'ambasciatore italiano Mancini il permesso di lasciare il Paese

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