Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 04 aprile 2013 alle ore 07:09.
L'ultima modifica è del 04 aprile 2013 alle ore 07:40.
Il dossier dell'Istat si sofferma anche sulle strategie che le imprese italiane intendono adottare quest'anno. Il 20% prevede un maggior ricorso ai fornitori stranieri, con una punta di quasi il 50% di nuovo dei mezzi di trasporto. Il 40% un ampliamento dei servizi tecnici e commerciali forniti all'estero, con un massimo del 60% nel caso della chimica. Il 60% cercherà di contenere ancora di più i prezzi di vendita. E, di nuovo, secondo la migliore tradizione dell'innovazione incrementale – tecnologica ma in fondo anche commerciale – del nostro capitalismo industriale, l'80% delle aziende proverà a migliorare la qualità dei prodotti. «Il problema – constata Giampaolo Vitali, segretario del Gruppo economisti di impresa – è che queste risposte avverranno in un paesaggio produttivo che, dal 2008, sta sperimentando una tendenza disgregativa. Dunque, al di là dei comportamenti virtuosi delle singole imprese, il rischio è che un depauperamento sistemico possa erodere le strutture più profonde della nostra manifattura». L'Italia sta vivendo un frangente molto pericoloso. «Il rischio di questa fase – concorda De Nardis – è che la caduta della domanda, un evento ciclico, per la sua severità e profondità senza precedenti finisca con l'intaccare il potenziale produttivo. Un evento transitorio potrebbe davvero lasciare, per la sua anomalia, cicatrici indelebili sulla struttura produttiva del Paese, sulla sua parte migliore, portando alla perdita permanente di base industriale».
DOVE VA LA MANIFATTURA
Il giudizio sui settori
Dove va la manifattura italiana? Qual è il suo stato di salute? O, meglio, a che stadio è la malattia che colpisce quasi tutti i settori e quasi ininterrottamente dal 2007, con la crisi Lehman? A queste domande cercherà di rispondere la nuova inchiesta del Sole 24 Ore che prende il via oggi. Ogni puntata dedicata a uno specifico di comparto presenterà anche un sintetico giudizio dove verranno indicati i punti di forza e i punti di debolezza.
I dodici rating
Dodici i rating individuati e che serviranno per esprimere il giudizio sul settore: internazionalizzazione, capacità di fare rete, redditività, rapporti con le istituzioni, alleanze strategiche, presenza di multinazionali, innovazione, costo del lavoro, anticoncorrenza sleale, investimenti in R&S, rapporto con l'università, relazioni industriali, mercato domestico
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Permalink
Ultimi di sezione
-
Italia
Agenzia delle Entrate sotto scacco, rischio «default fiscale»
-
L'ANALISI / EUROPA
L'Unione non deve essere solo un contenitore ma soggetto politico
Montesquieu
-
NO A GREXIT
L’Europa eviti il suicidio collettivo
-
Il ministro dell'Economia
Padoan: lavoreremo alla ripresa del dialogo, conta l’economia reale
-
LO SCENARIO
Subito un prestito ponte
-
gli economisti
Sachs: la mia soluzione per la Grecia