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Questo articolo è stato pubblicato il 19 aprile 2013 alle ore 14:29.

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Una lunga stagnazione che il sociologo Gian Maria Fara, presidente dell'Eurispes, fa risalire alla fine della Prima Repubblica nel 1992. Il successo "stupefacente" del Movimento Cinque Stelle è una reazione a quella che Fara chiama la "malattia" italiana. Ma sotto la peculiare leadership di Beppe Grillo, "il movimento sembra perdere la sua strada, incapace di formarsi una chiara identità dal mix eterogeneo di idealisti, estremisti di destra e attivisti di sinistra".

"Gli investitori - osserva Dinmore - sperano che il Movimento Cinque Stelle dia un senso di urgenza ai principali partiti tradizionali perché attuino riforme politiche ed economiche" e convincano l'Europa ad allentare la stretta dell'austerità, che come ammette lo stesso Mario Monti ha sprofondato l'Italia ancora più nella recessione.
"Né l'élite politica italiana né Bruxelles danno segno di rispondere", constata il Ft, considerando tuttavia improbabile che si materializzi il timore dei mercati, ovvero che in caso di nuove elezioni Grillo vinca e s'imbarchi in un programma per fare default sul debito e un referendum per lasciare l'euro.

Le elezioni, secondo Dinmore, hanno dimostrato che la spinta dell'Italia verso un sistema partitico bipolare è fallito e che un elettorato "ansioso e mobile" vuole il cambiamento. Forse – prosegue - Matteo Renzi, "stella in salita" del centro-sinistra, riuscirà a imbrigliare questa energia inquieta, o Berlusconi troverà finalmente un erede per il centro-destra. Ma per il momento, nuove elezioni – a inizio luglio o ottobre – "potrebbero portare a uno stallo simile".

Basandosi sulle statistiche e sulla situazione politica, gli economisti, avverte il Ft, sono sempre più dubbiosi che l'Italia riesca – senza un salvataggio o una ristrutturazione – a onorare i pagamenti su oltre 2mila miliardi di debito pubblico. "L'Italia può sopravvivere? Probabilmente no", dice Pepper Culpepper, professore di scienza politica all'Istituto universitario europeo di Firenze, puntando il dito sullo "Stato paralizzato" e i "partiti in caduta libera". L'economista Davide Levine sottolinea la mancanza di competitività e ritiene che l'Italia debba ristrutturare il suo debito al più presto.
Ma le statistiche ufficiali non raccontano tutta la storia, avverte Fara, attirando l'attenzione sull'economia in nero e su quella delle varie organizzazioni mafiose. La ricchezza accumulata dagli italiani però sta calando. E il Paese sta "svendendo" i suoi marchi e le sue aziende più rinomate.

Il Ft fa notare che lo scontento si va allargando anche ai militari, citando il disaccordo espresso dal capo di Stato maggiore della Difesa Luigi Binelli Mantelli nel caso dei marò. Non significa che l'Italia rischi "un colpo di stato militare", anche se, secondo il quotidiano, molti italiani vorrebbero che emergesse un "uomo forte" per guidare il Paese fuori dalla crisi.

Tra i tanti italiani che sono emigrati, qualcuno rientra in Italia e se ne pente. Il Ft cita l'esempio illustre di Massimiliano Fuksas, l'architetto che dopo anni in Francia ha deciso di tornare a Roma. Il suo progetto La Nuvola per un centro congressi all'Eur è stato ostacolato da problemi di finanziamento ed è in ritardo di quattro anni. Il dirigente responsabile è stato arrestato con l'accusa di corruzione per un altro contratto. "In Italia abbiamo una burocrazia enorme ma niente Stato, un'amministrazione di niente", dice Fuksas. "In Italia si comincia un progetto senza soldi. In Francia i politici dicono bisogna fare questo, la burocrazia organizza con denaro pubblico e privato, poi c'è un appalto e si costruisce. Un processo lineare. Ma qui non è così". "Cosa è la nostra democrazia in Italia, che l'uomo più ricco vince le elezioni?", dice ancora Fuksas, che aveva minacciato di lasciare l'Italia se Berlusconi avesse vinto le elezioni.

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