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Questo articolo è stato pubblicato il 31 maggio 2013 alle ore 06:37.

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Diciamo subito che chi sostiene la tesi che si debba tornare sopra il 3% non ha la piena percezione del contesto e delle conseguenze che questo determinerebbe. Lo capisce chiunque: se sei stato promosso perché sei rientrato sotto il 3% non puoi chiedere dieci minuti dopo di tornare sopra. Sarebbe un danno reputazionale per l'Italia, ma anche per la Commissione stessa e per la credibilità di tutta l'Europa. Il rispetto degli impegni è fondamentale: se siamo usciti dalla procedura lo si deve all'azione di risanamento condotta dai precedenti governi, in particolare il governo Monti, ma è risultata altrettanto decisiva la clausola di salvaguardia che abbiamo inserito nel decreto che ha disposto il rinvio del pagamento della rata Imu di giugno e la conferma degli obiettivi di finanza pubblica per il 2013 e 2014.

Gli impegni vanno rispettati, ma di soli vincoli si muore.
Grazie al fatto che siamo sotto il 3% l'Italia avrà, ad esempio, minori vincoli di quanto non abbiano Francia o Spagna. Questo non bisogna dimenticarlo. Detto questo non c'è dubbio che alcuni margini si aprono. Margini innanzitutto di tipo politico e strategico. L'Italia intende riprendere con forza l'iniziativa per modificare la strategia europea e porre in primo piano una maggiore attenzione ai problemi della disoccupazione, soprattutto giovanile, in vista del Consiglio europeo del 27 e 28 giugno. I lavori preparatori sono in corso. Vi sarà a Roma una riunione del Comitato economico e finanziario dell'Eurogruppo a livello tecnico. Il ministro Giovannini è già pienamente al lavoro su questo fronte e stiamo lavorando ad un'azione coordinata dei quattro grandi paesi dell'Unione: Italia, Germania, Francia e Spagna.

Ma a livello nazionale, sugli investimenti per esempio, che prospettive si aprono?
Sarà possibile dedurre dal computo del deficit la quota nazionale di cofinanziamento dei fondi strutturali europei. Investimenti che dovranno essere connessi all'attuazione delle riforme strutturali.

Possiamo quantificare le risorse impiegabili?
Bisogna valutarlo, anche in base all'andamento della crescita e del deficit. Ricordiamo che è stata sbloccata dal governo Monti un'ampia quota dei debiti della pubblica amministrazione con le imprese. Questo impegna già lo 0,5% del Pil e spinge il deficit al 2,9%. Quindi nel 2013 altri margini non ci sono. Il provvedimento è in dirittura d'arrivo. Lo abbiamo seguito nel suo iter parlamentare. Dai primi di giugno questi soldi entreranno in circolo.

E i margini sul 2014?
Le stime dicono che uno spazio c'è. Bisogna verificare le dinamiche del Pil e dei conti pubblici.

L'Europa oggi indica una stima del rapporto deficit/Pil per il 2014 al 2,5%, nel Def è prevista l'indicazione di 1,8.

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