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Questo articolo è stato pubblicato il 03 giugno 2013 alle ore 12:19.

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Secondo il rapporto, nei Paesi avanzati i livelli occupazionali dovrebbero rivedere i livelli pre-crisi solo nel 2018. Il tasso di occupazione dovrebbe raggiungere il 56,5% nel 2017, restando di 0,1 punti sotto il top ante-crisi. L'occupazione dovrebbe aumentare dell'1,3% annuo nei prossimi cinque anni, mentre la popolazione di età lavorativa dovrebbe aumentare dello 0,5% annuo. Quindi le economie avanzate dovranno far fronte alla duplice sfida di chiudere il 'deficit' lavorativo causato dalla crisi e dare lavoro agli oltre 20 milioni di giovani che entreranno nel mercato del lavoro nei prossimi cinque anni.

L'Ilo individua il calo degli investimenti intervenuto rispetto al periodo pre-crisi tra i principali motivi della mancata ripresa occupazionale. I Paesi avanzati nel 2012 hanno rappresentato solo poco più di un terzo degli investimenti globali, mentre nel 2000 rappresentavano il 60%. Per contro i Paesi emergenti dal 27% del 2000 sono saliti al 47% del 2012. Il tasso di investimenti resta in ogni caso un punto percentuale al di sotto dei livelli pre-crisi a livello globale e di tre punti nel caso dei Paesi avanzati.

Eppure gli utili sono tornati, sottolinea il rapporto, ma non vengono ancora investiti. Intanto, gli indici globali delle Borse sono raddoppiati rispetto ai minimi di inizio 2009 e le società quotate di qualsiasi latitudine hanno segnato un aumento della liquidità dai 2.300 miliardi di dollari del 2000 ai 5.200 miliardi del 2008 e ai 6.500 miliardi del 2011. Al tempo stesso é salita la paga dei Ceo. In Germania, ad esempio, l'incremento per i top manager dei grandi gruppi é stato del 25% tra il 2007 e il 2011. Il che vuol dire che il rapporto tra la remunerazione di un Ceo e quella di un salario medio é salito da 155 a 190. Il record però spetta agli Usa, dove i Ceo delle principali società nel 2011 hanno guadagnato 508 volte il salario del lavoratore americano medio.

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