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Questo articolo è stato pubblicato il 03 giugno 2013 alle ore 10:34.

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Longo eccepisce l'«incompetenza» e poi chiede assoluzione
Il tribunale di Milano non può avere la competenza di esprimersi su un reato di natura «ministeriale»: per il reato di concussione la competenza è del tribunale dei Ministri. Questa la richiesta avanzata da Piero Longo, uno dei difensori di Berlusconi. Longo ha preso la parola per le conclusioni finali di un'arringa difensiva, pronunciata, per la maggior parte dal collega Ghedini. A sorpresa, però, l'assoluzione non è la prima richiesta avanzata dal legale, che in prima istanza ha sollecitato il collegio presieduto da Giulia Turri, a considerare come «ministeriale» il reato contestato a Berlusconi. «In subordine - ha aggiunto il legale - voglia questo tribunale dichiarare la propria incompetenza territoriale a favore del tribunale di Monza». Poi, come «ulteriore subordine», ossia al terzo posto della scaletta delle richieste di Longo, c'è l'istanza di assoluzione per Berlusconi «perché i fatti non sussistono», o, ancora in subordine «perché i fatti non costituiscono reato»
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L'avvocato contro la pm minorile Fiorillo
Era prassi del pm minorile Anna Maria Fiorillo, il magistrato che la notte tra il 27 e il 28 maggio 2010 dispose il collocamento di Ruby in una comunità, rilasciare i «minorenni fermati per essere sospettati di aver commesso un reato». Lo ha sostenuto l'avvocato durante la sua arringa nel processo Ruby. Ghedini ha elencato numerosi casi in cui minori fermati, dopo le fotosegnalazioni, sono stati liberati su disposizione del pm minorile, anche lo stesso giorno in cui fu fermata Ruby.

I testimoni sono attendibili anche se aiutati economicamente
"Tutti i testimoni negano di aver avuto rapporti sessuali con Berlusconi". Niccolò Ghedini sottolinea che, per la Procura di Milano, gran parte dei testimoni sono "inattendibili perché pagati dal presidente. Ma molti - sostiene - erano già aiutati economicamente. E' un aiuto dato in continuità". Secondo Ghedini, "non c'e' niente di strano", altrimenti "non si potrebbe mai chiamare a testimoniare un dipendente o un familiare se un teste non dovesse mai avere un legame economico con un imputato". Questo, conclude, "non esclude quindi la loro credibilità".

Ci sono testimoni che dichiarano nessun atteggiamento sessuale alle cene
Tutti i testimoni dell'accusa, tranne una, non hanno partecipato alle serate comprese nel periodo tra il 14 febbraio e il 2 maggio 2010, la prima e l'ultima delle cene ad Arcore a cui partecipò Ruby. Ghedini ha passato in rassegna questi testi, uno ad uno: Ambra Battilana, Melania Tumini, Maria Makdoum, Chiara Danese, Natasha Teatino e Imane Fadil. Tranne quest'ultima, le altre ragazze sono state ad Arcore quando Ruby non c'era, circostanza che renderebbe ininfluenti le loro deposizioni per dimostrare la colpevolezza dell'imputato. La stessa Fadil, ricorda Ghedini, parla di «cene di tipo erotico» riferendosi a serate quando Ruby non c'era. Di contro, é la tesi di Ghedini, ci sono "50 testimoni che dicono tutti le stesse cose" sulle serate ad Arcore, "sono fatti oggettivi e il resto è fantasia".

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