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Questo articolo è stato pubblicato il 05 giugno 2013 alle ore 15:55.

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Lo scenario resta preoccupante
La minaccia cinese non ha tardato a provocare molte reazioni in Italia a partire dalle critiche delle principali organizzazioni agricole, dalla Confagricoltura alla Coldiretti, dalla Cia a Copagri. D'altro canto la Cina in un trend di consumi stabili o in calo nei paesi tradizionali rappresenta la principale chance internazionale di sviluppo per il vino europeo e italiano in particolare. Basti pensare che nel corso del 2012 gli acquisti di vino da parte di Pechino sono cresciute dell'8% raggiungendo il valore di 3,4 milioni di ettolitri. Un trend che si è consolidato nel corso dei primi mesi del 2013 quando ben il 58,7% delle importazioni cinesi di vino è arrivato dall'Europa.

Si punta anche a tutelare la produzione made in China
Un flusso di acquisti che però sta crescendo di pari passo con la produzione interna. La Cina, si calcola infatti, che abbia già a disposizione un vigneto di circa 500mila ettari, una dimensione di poco inferiore a quella del vigneto–Italia. Ed è anche per effetto di questo rafforzamento della produzione interna che in Cina si punta a non lasciare troppo mercato al prodotto di importazione.

Uno dei pochi paesi che vede consumi in crescita
D'altro canto secondo i dati dell'Organisation internationale de la vigne et du vin (Oiv) nel corso del 2012 a fronte di un calo generalizzato dei consumi registrato in tutti i principali paesi produttori (dall'Italia alla Spagna anche se con l'unica eccezione della Francia) in Cina gli acquisti di vino sono aumentati di ben il 9% raggiungendo il nuovo record di 18 milioni di ettolitri. Altro dato che non risulta molto lontano dai 20 milioni di ettolitri che rappresentano il volume di consumi di vino in Italia.

Preoccupati i vignerons francesi
Fra i più preoccupati per un eventuale inasprimento tariffario cinese sono ovviamente i produttori francesi che da anni sono il principale fornitore di Pechino con una quota di mercato superiore al 50% (l'Italia per intenderci si colloca poco sopra il 5% del mercato). «Si tratta di minacce fastidiose ma che vanno prese sul serio – ha detto il presidente del sindacato dei commercianti di vini di Bordeaux, Allan Sichel –. La Cina è un mercato in crescita e non possiamo permetterci di perdere le posizioni raggiunte negli anni e compromettere questo trend di sviluppo».

Da Pechino arriva però un invito al dialogo
«Il Governo cinese – ha detto il portavoce del ministero degli Esteri di Pechino, Hong Lei – si è impegnato a risolvere il problema con la massima sincerità attraverso il dialogo e la consultazione». Lei ha infine ribadito l'inizio dell'indagine cinese sul vino europeo (volta a sottolineare l'esistenza di eventuali misure antidumping) sperando che al tempo stesso l'Europa si astenga da «misure protezionistiche che risulterebbero dannose per entrambe le parti».

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