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Questo articolo è stato pubblicato il 10 giugno 2013 alle ore 17:22.

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Una veduta di Marsala. (Afp)Una veduta di Marsala. (Afp)

Da un lato l'organizzazione del festival del giornalismo d'inchiesta, dall'altro la citazione in giudizio di Giacomo Di Girolamo, direttore del quotidiano online marsala.it, per la sua attività di critica nei confronti dell'amministrazione comunale. Richiesta in denaro al giornalista: 50mila euro. Tanto quanto basta a far chiudere il giornale. L'avvocato, ovviamente, è pagato dal comune e dunque dai contribuenti come del resto anche l'organizzazione del Festival del giornalismo d'inchiesta.

Protagonista di questa vicenda, che fa venire in mente la migliore performance da dottor Jekyll e mister Hyde, il sindaco di Marsala Giulia Adamo che a quanto pare mal sopporta la marcatura stretta da parte dei cronisti del quotidiano che da tempo (anche prima che lei diventasse sindaco) portano avanti un modello di giornalismo libero da condizionamenti e fondato quotidianamente sulle inchieste. Giulia Adamo si ritrova così a essere Jekyll quando si tratta di far arrivare a Marsala i grandi giornalisti nazionali per parlare di giornalismo di inchiesta e diventa Hyde quando invece il giornalismo si occupa di lei o dell'amministrazione da lei presieduta. Con un altro primato: a decidere di costituirsi in giudizio contro Di Girolamo e il suo editore (la Logoscom) l'intera giunta con una delibera che formalizza l'inizio della procedura i cui presupposti sono da ricercare nel materiale raccolto dall'ufficio stampa del comune. «ma non ci sono né smentite né precisazioni perché da noi in redazione non ne sono mai arrivate» dice Di Girolamo.

Il quale è autore di tre libri, di cui un paio dedicati al malaffare e alla mafia dei colletti bianchi che si incrocia con il destino del più ricercato e pericoloso dei capimafia in circolazione, quel Matteo Messina Denaro che proprio nell'area del trapanese, a ridosso del suo paese natale che è Castelvetrano e dunque poco distante da Marsala, continua ad avere appoggi e protezioni rilevanti. Sempre Di Girolamo, dai microfoni di Radio Marsala, ogni giorno lancia un appello a Messina Denaro: «Matteo, dove sei?» E se anche Matteo non si è ancora fatto vivo, si sono appalesati funzionari pubblici, imprenditori in soggiorno obbligato per fatti di mafia, sindacalisti, politici: tutti esponenti in vario modo di quella zona grigia che alimenta gli affari di grandi e piccole mafie locali e ovviamente si autoalimenta.

Gli episodi di minacce e intimidazioni non si contano: nel mirino c'è Giacomo, ma anche i suoi collaboratori. Sorprende e non poco, dunque, che una donna nota per la sua caparbietà, libertà e indipendenza come il sindaco Adamo, già deputato regionale oltre che presidente della provincia di Trapani in quota centrodestra, e oggi nell'Udc e sindaco con l'appoggio del centrosinistra, si sia schierata portandosi dietro l'istituzione che rappresenta contro il giornale diretto da Giacomo Di Girolamo. Ecco come ha giustificato con un suo sostenitore l'azione giudiziaria contro Di Girolamo: «La nostra città sta facendo un grande sforzo per uscire dalla marginalità culturale ed economica in cui ha vissuto in questi anni. Lavoriamo per far riscoprire la vera identità di Marsala, dei marsalesi, operosi e con un alto senso dell'accoglienza e della tolleranza - sostiene Giulia Adamo -. Pertanto, abbiamo ritenuto opportuno portare all'attenzione della Magistratura questo modo di operare "fazioso più che partigiano" senza che ciò debba suscitare crociate da parte di chicchessia. Crociate che non si registrano quando sono i politici ad essere sottoposti al vaglio dei giudici».

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