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Questo articolo è stato pubblicato il 26 giugno 2013 alle ore 06:38.

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Tutto questo ha dato ai mercati finanziari una percezione chiara: il "doping" monetario, unico e vero volano dei mercati finanziari negli ultimi cinque anni, potrebbe presto ridursi. Non finire, ma ridursi. Non importa se questo accade perché l'economia migliora come in America. Non importa se succede perché – finalmente – anche in Cina si cerca di ridimensionare un sistema finanziario gigantesco, invasivo e pericoloso. Ai mercati non interessa: per chi è abituato da anni ad avere la "dose" di liquidità giornaliera, queste non sono buone notizie.
Gli effetti fino all'Italia
La percezione di un'imminente "stretta", smentita comunque ieri da molti banchieri centrali, ha cambiato l'umore degli investitori: secondo l'indice del «sentiment» di Bank of America (che varia da zero a 10), gli investitori sono passati da 9,6 di maggio (euforia) a 4,4 (moderato pessimismo). Questo ha frenato la speculazione. Chi si indebitava per comprare azioni a Wall Street per investire in bond di Paesi emergenti o in obbligazioni "spazzatura", ha iniziato a cambiare rotta. E altrettanto hanno fatto i trader "algoritmici" e computerizzati, seguiti dai grandi fondi. In uno scenario che cambia, cambiano necessariamente anche i portafogli. E siccome si tratta di portafogli giganteschi, gli scossoni sui mercati sono stati poderosi. Violenti. Con repentini cambi di rotta.
Questo ha causato il veloce rialzo di tutti i rendimenti dei titoli di Stato (che erano artificialmente bassi, soprattutto in America, proprio per gli acquisti delle banche centrali). Ha provocato un flusso di vendite sui bond dei Paesi emergenti, in precedenza oggetti dei desideri per la speculazione. E ha fatto salire anche i rendimenti in Europa: sia quelli dei Bund, sia quelli dei titoli periferici. BTp italiani inclusi. Sui titoli di Stato italiani ha giocato a sfavore anche il fatto che il piano Omt (cioè lo scudo anti-spread ideato dalla Bce per i Paesi in crisi) sia pendente preso la Corte Costituzionale tedesca: sebbene nessuno si attenda uno stop al piano, fin che non arriverà la sentenza la sua eventuale attivazione sarà comunque più difficile. Questo pesa. Morale: i rendimenti dei BTp decennali sono aumentati di un punto percentuale dal primo maggio ad oggi, arrivando al 4,87%.
Il domino sull'economia
La turbolenza per ora è solo finanziaria. Ma presto potrebbe riverberarsi sull'economia reale, già provata soprattutto in Europa. Negli Stati Uniti, per esempio, il rialzo dei rendimenti dei titoli di Stato ha già causato un adeguamento al rialzo dei tassi sui mutui: secondo bankrate.com, i mutui trentennali sono saliti al 4,24%, contro il 3,40% medio a maggio. Questo potrebbe, prima o poi, creare qualche problema a famiglie e banche. In Europa, e in Italia, il rialzo dei rendimenti avrà necessariamente lo stesso effetto: anche perché provoca potenziali perdite nei bilanci delle banche, piene zeppe di titoli di Stato.

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