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Questo articolo è stato pubblicato il 28 giugno 2013 alle ore 11:37.

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Canali digitali, Sky contro Agcom per le delibere sulla pubblicità

Il barometro tra Sky e Mediaset non dovrebbe cambiare posizione: l'ago dovrebbe restare sul "bello", cioè sulla pace, magari non stabile, magari provvisoria, tra i due gruppi. Entrambi, del resto, hanno appena aderito alla neonata Confindustria Tv. L'indennizzo chiesto da Sky Italia all'Agcom, di circa un centinaio di milioni di euro, non dovrebbe far dissotterrare l'ascia di guerra, in auge ai tempi dell'Iva al 20% e del decreto Romani che ridusse gli spot sui canali a pagamento.

La vicenda nasce da un ricorso di Sky al Tar Lazio quando, secondo Sky, dal primo gennaio del 2011 Publitalia, la concessionaria pubblicitaria di RTI-Mediaset, comincia a vendere spazi sui canali digitali del gruppo, sia quelli free sia a pagamento. Una delibera dell'Agcom, la 136 del 2005, stabiliva che tale raccolta venisse affidata a una concessionaria separata. Mediaset costituì a questo fine Digitalia, che nel 2010 raccolse 31,9 milioni per i canali digitali del gruppo. Nel 2011 la raccolta del multichannel di Mediaset s'impenna a 102,2 milioni di euro: un salto, secondo l'esposto di Sky, non giustificato e proporzionale rispetto all'incremento di audience, che pure si è verificato, di tali canali. L'Agcom approva un'altra delibera, la 70 del 2011, che, secondo Sky, in sostanza non ripristina la situazione stabilita nel 2005.

Sky ottiene dal Tar Lazio, nel 2012, prima una sospensiva e poi l'annullamento della delibera 70. L'Agcom ricorre al Consiglio di Stato, che conferma a gennaio 2013 la decisione del Tar. A quest'ultimo si rivolge ora Sky Italia per chiedere un indennizzo dall'Agcom di circa un centinaio di milioni per il danno subito e la mancata ottemperanza della stessa Agcom alla decisione della giustizia amministrativa.

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