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Questo articolo è stato pubblicato il 03 luglio 2013 alle ore 06:54.
L'ultima modifica è del 03 luglio 2013 alle ore 07:14.

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Nel settore dell'Information Technology – per citare un ambito che mi è familiare – tali carenze sono state ampiamente riscontrate, e, anche se l'impatto della crisi ha provvisoriamente ridotto la portata del fenomeno, il deficit delle competenze deve necessariamente essere affrontato in modo efficace. Infatti, nonostante sia prevista un'ulteriore crescita della domanda di servizi, il numero di laureati nel campo dell'Information Technology è atteso in calo nel corso dei prossimi anni.

Secondo la Commissione Europea, già nel 2015 saranno ben 900mila i posti di lavoro vacanti in questo settore a causa di mancanza di competenze; tenuto conto della difficile situazione del mercato del lavoro in Europa, questo non può essere ignorato e lasciato senza risposta.
Indubbiamente, la continua evoluzione del settore – intrinseca nella sua stessa natura – fa si che le conoscenze acquisite risultino superate molto più rapidamente rispetto a quanto avviene in altri ambiti, quindi in qualche modo l'IT è vittima del suo stesso successo.
In questo campo, il privato è sicuramente in una posizione migliore rispetto al pubblico per intercettare ed anticipare le future necessità di competenze. In generale, i programmi di apprendistato sono tra i sistemi più efficaci per indicare in quale direzione si sta dirigendo un dato settore in termini di esigenze di preparazione. L'investimento – sia in termini di tempo sia di risorse finanziarie - connesso a programmi di apprendistato è la migliore garanzia chele capacità acquisite saranno preziose per la vita lavorativa dell'apprendista.

Per queste ragioni ritengo che un nuovo livello di collaborazione sia essenziale per colmare il divario di competenze che esiste oggi in molte parti d'Europa: un sistema di apprendistato che combini all'insegnamento teorico in aula la formazione pratica nelle aziende è portante nella costruzione di questo ponte.
In alcuni Paesi, l'introduzione di programmi di formazione professionale consente di adottare le best practices già implementate con successo altrove. In altri Paesi, invece, come in Italia, significa ristabilire le pratiche che hanno avuto successo negli anni 50 e 60. Ciò richiede una revisione normativa del mercato del lavoro e l'ammodernamento del settore dell'istruzione e della formazione professionale. Negli anni '60-gli anni del boom economico in Italia -lo sviluppo del Paese era basato essenzialmente sul settore manifatturiero e automobilistico, che offrivano principalmente lavori manuali e tecnici. Ma nel corso degli anni, c'è stato uno spostamento verso studi umanistici che hanno superato quelli tecnico-professionali, in quanto consentivano un più facile accesso alle università.

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