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Questo articolo è stato pubblicato il 05 luglio 2013 alle ore 20:06.
L'ultima modifica è del 05 luglio 2013 alle ore 15:44.

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Fitch abbassa il rating
E mentre la tensione sale alle stelle, Fitch abbassa il rating sull'Egitto a «B-», da «B». L'outlook è negativo. Il rating a breve termine è stato confermato a «B». Secondo Fitch, vi è il rischio di un deterioramento significativo delle condizioni politiche interne che avrebbe una ricaduta sulle attività economiche e sul profilo creditizio.

Per la Fratellanza musulmana è stato il venerdì del rifiuto
Sono migliaia i manifestanti, non solo al Cairo ma anche in diverse città dell'Egitto, tra cui Alessandria, che hanno risposto all'appello dei Fratelli Musulmani per un «Venerdì della rabbia» contro il golpe dell'esercito. E mentre una decina di caccia militari hanno sorvolato a bassa quota il Cairo, chiaro gesto intimidatorio dell'esercito che mostra i muscoli, una dichiarazione della Fratellanza Musulmana letta dai sostenitori nei pressi della moschea ha confermato «il rifiuto completo del colpo di stato militare contro un presidente eletto e contro la volontà della nazione»; e annunciato il rifiuto «a partecipare a qualsiasi attività con le autorità usurpanti». Sul posto è apparso anche uno dei membri più autorevoli del movimento, Mohamed Beltagy, che non è stato arrestato.

Proteste anche in altre città egiziane. Ad Alessandria e Assiut, migliaia di islamisti sono scesi per le strade protestando contro la deposizione di Morsi e il governo ad interim sostenuto dall'opposizione liberale. Nella città di Ismailia a Suez, i soldati hanno sparato in aria quando i manifestanti hanno cercato di irrompere nell'ufficio del governatore, senza causare feriti. Anche l'opposizione liberale ha lanciato un appello ai suoi sostenitori a scendere in piazza in risposta alle manifestazioni indette dagli islamisti. Sale così il rischio di scontri tra le due fazioni, come è successo a Damanhour, capitale della provincia Beheira nel delta del Nilo, dove ventuno persone sono rimaste ferite.

Due poliziotti uccisi nel Sinai
due poliziotti di guardia a un edificio governativo ad Al-Arish, nel Sinai, sono stati uccisi da uomini armati, secondo fonti dei servizi di sicurezza egiziani. Gli attentatori, dicono le fonti, hanno sparato da una motocicletta sul gruppo di poliziotti di guardia prima di darsi alla fuga.

Nel nord della penisola del Sinai, nella notte, ci sono stati anche diversi attacchi. Un soldato egiziano è morto e altri due sono rimasti feriti nell'offensiva lanciata da gruppi armati all'aeroporto di El Arish e a tre checkpoint militari. Il valico di Rafah con la Striscia di Gaza è stato chiuso e l'esercito ha imposto lo stato d'emergenza nel Sinai e nella provincia di Suez.

Anche l'opposizione lancia appello a scendere in piazza
Intanto anche la coalizione di opposizione al deposto presidente egiziano Mohammed Morsi ha lanciato un appello "urgente" ad una manifestazione di massa, nella giornata in cui i sostenitori dei Fratelli Musulmani si sono mobilitati per il "venerdì del rifiuto", due giorni dopo il golpe militare che ha di fatto esautorato Morsi.

L'Unione africana sospende l'Egitto
Intanto, dopo la rimozione di Morsi, l'Unione Africana ha sospeso l'Egitto da tutte le attività. Una decisione a cui ha subito risposto il Ministero degli Esteri egiziano che ha «profondamente deplorato» la sospensione dell'Egitto. L'Egitto «deplora profondamente la decisione del Consiglio di Pace e sicurezza dell'Unione Africana di sospendere la sua partecipazione alle attività dell'organizzazione» si legge nel comunicato del Ministero, che sottolinea come «quanto accaduto il 3 luglio» (ovvero la destituzione di Morsi da parte delle forze armate) sia «frutto di una richiesta popolare espressa attraverso le manifestazioni di decine di milioni di persone». La politica dell'Ua tuttavia è quella di sospendere qualsiasi Paese membro nel quale si sia prodotto un «cambiamento incostituzionale di regime politico»: attualmente l'elenco comprende, oltre all'Egitto, la Repubblica Centrafricana, il Madagascar e la Guinea-Bissau, mentre il Mali è stato reintegrato nell'ottobre scorso.

Nella notte l'esercito ha lanciato un appello alla riconciliazione e messo in guardia da atti di vendetta che rappresentano «una minaccia per la pace sociale e gli interessi della nazione, così come «ricadono negativamente sulla sicurezza e l'economia egiziana». Non è detto che verrà ascoltato.


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