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Questo articolo è stato pubblicato il 09 luglio 2013 alle ore 06:41.

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Gli altri sono certi che la Fratellanza sia il male assoluto: fascisti, nazisti, golpisti, estremisti, nemici delle forze armate che sono l'effettivo pilastro della nazione. Armata di popolo mai infiltrata dall'Islam politico, che diversamente dalla fratellanza turca di Erdogan, Morsi non è riuscito a sottomettere.
«Ammoniamo per la seconda volta tutti coloro che mettono in pericolo la sicurezza nazionale», dice senza mostrare alcuna apertura al compromesso, il colonnello Ahmed Mohammed Ali, portavoce delle forze armate. Nella sua conferenza stampa fa anche l'elenco delle azioni che attentano alla sicurezza della patria: assalto ai militari, alle installazioni, all'ordine pubblico. Tutti reati già compiuti dagli islamisti. Dunque basta manifestazioni, le piazze si devono svuotare e la gente torni a casa. Ieri sera l'appello restava inascoltato: dai nemici e dagli amici.
Le dimensioni del massacro di ieri disorientano però anche gli apparenti vincitori. Dopo aver boicottato la nomina di Mohammed el-Baradei a primo ministro - la prima scelta del Movimento 30 Giugno - il partito salafita di al-Nour ha deciso di uscire dalla road map per la riconciliazione, in segno di protesta. Per loro è stato un inaccettabile "massacro" di musulmani. Non è una cosa da poco.
Un effetto evidente è la difficoltà di nominare un primo ministro e un governo. Senza, la rivoluzione di piazza Tahrir e l'intervento militare restano imprese incompiute. Secondo la versione ufficiale, la gente e i mezzi blindati erano scesi in piazza perché l'Egitto aveva bisogno di ordine, di stabilità politica, di affrontare la crisi economica sempre più profonda. Nel bilancio provvisorio per ora ci sono un massacro e un'altra notte di piazze opposte. Di qua un Egitto, di là un altro.
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LA ROAD MAP
La via verso il futuro
Dopo aver cercato di spingere Mohamed Morsi verso una maggiore condivisione del potere, il 30 giugno scorso il generale Abdel Fattah al-Sisi lanciò un ultimatum a colui che allora era ancora il presidente egiziano. «Se le richieste della gente non verranno accolte entro 48 ore - disse il generale - spetterà alle forze armate annunciare una road map, una strada verso il futuro»
Partecipazione di tutti
La realizzazione della mappa, disse al-Sisi, prevede «la partecipazione di tutte le fazioni e i partiti nazionali». Un proposito che si sta rivelando difficilissimo da realizzare
I punti chiave
La road map prevede la sospensione temporanea della Costituzione, e l'insediamento di un presidente ad interim (Adly Mansour); la formazione di un governo tecnico «forte e competente»; la preparazione di elezioni parlamentari e presidenziali; la costituzione di un comitato di riconciliazione nazionale

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