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Questo articolo è stato pubblicato il 14 luglio 2013 alle ore 17:33.

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I «caratteri non ordinari» dell'espulsione
Mercoledì scorso, alla Camera, Letta aveva risposto ad una interrogazione sulla loro affrettata e controversa espulsione dall'Italia a fine maggio - assicurando una «accurata e articolata» indagine interna. Dall'indagine svolta fin qui sull'espulsione, sottolinea una nota del Governo seguita al vertice, «risulta inequivocabilmente che l'esistenza e l'andamento delle procedure di espulsione non erano state comunicate ai vertici del governo: né al presidente del Consiglio, né al ministro dell'Interno e neanche al ministro degli Affari esteri o al ministro della Giustizia». «La mancata informativa al governo sull'intera vicenda», continua il comunicato, rappresenta un fatto «grave», con «elementi e caratteri non ordinari». Tra questi «elementi non ordinari», il sostanziale "vuoto di potere" al vertice dela Polizia al momento dei fatti, in attesa della nomina del nuovo capo dopo la morte di Antonio Manganelli. Tale aspetto «sarà oggetto di apposita indagine affidata dal ministro dell'Interno al capo della Polizia», Alessandro Pansa (insediato il 31 maggio), «al fine di accertare responsabilità connesse alla mancata informativa».

L'ambasciatore kazako: «Procedure corrette»
Obiettivo della riunione di venerdì era dunque quello di definire la linea del governo su una questione che ha suscitato molte polemiche e prese di posizione da parte di alcune organizzazioni per i diritti umani per le modalità con cui le autorità italiane, tra il 29 e il 30 maggio, hanno disposto il rimpatrio con procedura ultrarapida, in seguito ad un blitz notturno, di Alma Shalabayeva e della figlia, che si trovavano a Roma, verso il Kazakistan, paese retto in maniera dittatoriale da Nursultan Nazarbayev. Andrian Yelemessov, ambasciatore del Kazakhstan in Italia, conferma la «correttezza delle procedure che hanno portato all'espulsione» dall'Italia di Alma Salabayeva.

Rischio orfanotrofio per Alua
Se la moglie del dissidente kazako dovesse essere condannata dalle autorità locali, sua figlia seienne Alua rischia di finire in orfanotrofio. Le autorità locali - spiega infatti un post pubblicato sulla pagina Facebook di Ablyazov - hanno promosso un procedimento penale contro sua moglie Alma (per il possesso di un passaporto che la donna non avrebbe però mai nè avuto nè usato) avviato il 30 maggio, il giorno prima che la donna e la figlia venissero imbarcate a Ciampino su un aereo privato messo a disposizione dall'ambasciata kazaka.

Sel e M5S, mozione di sfiducia individuale per Alfano
Il caso dell'espulsione coattiva Alma Shalabayeva ha indotto il Movimento 5 Stelle e Sel ad annunciare la presentazione di una mozione di sfiducia individuale nei confronti del ministro Alfano, «per le sue gravissime responsabilità nella vicenda». La signora Shalabayeva, che al momento è agli arresti domiciliari ad Almaty, sostiene in un memoriale di aver ripetutamente chiesto il diritto di asilo in italia. E il Kazakistan, come spiega il suo avvocato italiano Riccardo Olivo, «é un paese dove non si estradano neppure i delinquenti veri, nemmeno gli sgozzatori di persone».

Interpellanza urgente di Sel per premier e Viminale
Sul caso Shalabayeva i parlamentari di Sel Alessandro Zan, Claudio Fava e Arturo Scotto hanno anche presentato un'interpellanza urgente al premier e al ministro dell'Interno per sollecitarli a chiarire «il singolare rapporto di collaborazione tra le forze dell'ordine italiane e il governo kazako, anche in considerazione dell'assenza di trattati bilaterali tra Italia e Kazakhstan tanto in materia di estradizione, quanto riguardo la collaborazione tra le rispettive autorità di polizia», e per chiedere «quali azioni siano state assunte per ricevere le dovute assicurazioni circa l'incolumità e la sicurezza di Alma Shalabayeva e della sua figlia minorenne Alua prima di deciderne l'espulsione verso un Paese tristemente noto per la sistematica e ben documentata violazione dei diritti umani».

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