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Questo articolo è stato pubblicato il 11 agosto 2013 alle ore 08:20.

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IL SETTORE PUBBLICO
Cassa Depositi, riforme e Fondo centrale di garanzia: lo Stato farà la sua parte
Lo Stato non sta a guardare. Per far partire un mercato alternativo del credito non basta la buona volontà (tutta da dimostrare) di imprese e investitori. Non basta la necessità di superare la stretta mortale del credit crunch. Servono anche garanzie pubbliche, riforme legislative e qualche "aiutino" dallo Stato. È proprio questo che sta accadendo. I ministeri dello Sviluppo e dell'Economia stanno infatti valutando alcune riforme "chirurgiche" a varie normative. L'obiettivo è di agevolare la nascita del mercato, evitando gli eccessi che a volte si vedono nei paesi anglosassoni.
Tra gli interventi ipotizzati dai ministeri dello Sviluppo e dell'Economia come necessari, c'è la creazione di una qualche forma di garanzia pubblica che copra le prime perdite sugli investimenti in mini-bond. Per questo motivo si sta pensando di estendere l'operatività del Fondo Centrale di Garanzia, proprio per permettergli di fornire garanzie agli investitori: questo potrebbe incentivare l'ingresso in Italia anche di soggetti esteri, attualmente già interessati al business dei mini-bond. Oppure si stanno ipotizzando alcune modifiche alla legge sulle cartolarizzazioni, per aiutare le mini-imprese ad emettere obbligazioni con una massa sufficiente. Oppure si intende agevolare l'emissione di bond non quotati su un listino, ma venduti ad un unico investitore specializzato. Esattamente come accade negli Stati Uniti.
Sul fronte finanziario, poi, al lavoro c'è la Cassa Depositi e Prestiti. Per favorire la nascita di fondi di credito, il braccio finanziario del ministero dell'Economia sta infatti pensando di creare un fondo di fondi che investa proprio in questi nascenti soggetti. Pochi giorni fa la Cassa ha annunciato il suo piano industriale, che prevede vari interventi a sostegno dell'economia: la portata della sua manovra sarà di 80 miliardi di euro da qui al 2015. Anzi, l'intenzione è di ampliare lo sforzo complessivo fino a 95 miliardi.
«Per la prima volta il piano include in un unico insieme tutte le società del gruppo - spiega l'amministratore delegato di Cdp, Giovanni Gorno Tempini - con l'obiettivo di assicurare maggiore creazione di servizi al cliente e di garantire l'efficienza. Ma il documento sottolinea anche la capacità di Cassa di saper gestire con oculatezza il risparmio privato senza snaturarsi e manda un messaggio a chi ci guarda da fuori: l'Italia è in grado di fare delle cose con le risorse dei cittadini senza aiuti dall'esterno».
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TRA BOND E FONDI
Cosa sono i mini-bond
Sono prestiti obbligazionari emessi da imprese medio-piccole. Per le aziende sono di fatto finanziamenti alternativi a quelli tradizionali bancari. Emettere mini-bond è possibile da quando il Governo Monti ha varato il decreto Sviluppo: questo decreto ha reso possibile l'emissione di obbligazioni anche da parte di aziende non quotate in Borsa. Fino a quel giorno, infatti, solo le imprese di Piazza Affari potevano emettere bond: per tutte le altre gli ostacoli fiscali e normativi erano elevati. Ebbene: il decreto ha eliminato queste barriere. Per ora la possibilità è stata sfruttata solo da imprese medio-grandi non quotate, ma presto potrebbero iniziare anche le medio-piccole.
Cosa sono i credit funds
I credit funds, o fondi di credito, sono investitori istituzionali il cui business consiste nell'erogare credito alle piccole e medie imprese. In molti Paesi (per esempio negli Usa) possono farlo direttamente. In Italia non possono (salvo in alcuni limitati casi): per loro l'unico modo di finanziare le imprese è acquistando mini-bond emessi ad hoc. In un contesto in cui i tassi d'interesse sono bassi in tutto il mondo, per gli investitori questo mercato rappresenta un modo per diversificare e per trovare rendimenti appetibili. Il problema è evitare (come sta accadendo negli Usa) le speculazioni.

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