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Questo articolo è stato pubblicato il 28 agosto 2013 alle ore 07:57.

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Ma chi percepisce le pensioni più ricche ha pagato contributi commisurati?
Il senso di ingiustizia che molti sentono ha a che fare con il rapporto fra contributi versati e pensione. Da quando c'è il sistema contributivo il problema per il futuro è risolto. Il problema si pone, invece, perché chi sta andando in pensione fino al 2015 ha fatto almeno 20 anni prima della riforma Dini e altrettanti dopo; sono persone che hanno un sistema comunque retributivo, in generale più generoso rispetto ai contributi versati.
Le principali ipotesi allo studio sarebbero quella di Amato, il contributo di solidarietà da far confluire in un fondo per aumentare gli assegni più bassi, e quella di prorogare il blocco dell'indicizzazione nei prossimi anni. Ce n'è una che sta prendendo quota?
Mi dispiace ma non le rispondo. Vogliamo evitare di fare ipotesi fantasiose: il tema è delicato, ci vanno di mezzo le persone e non vogliamo alimentare aspettative ingiustificate. Ma ci stiamo lavorando.

E gli esodati?
Il Governo è impegnato a risolvere la questione in tempi brevi: abbiamo lavorato per definire una possibile platea di persone che possono essere considerate esodate o esodande, oltrre le 130mila già incluse nei provvedimenti adottati dal governo. Si tratta, come già detto, di 20-30mila persone. Stiamo parlando, ci tengo a sottolineare, di persone che non hanno nulla a che vedere con i tanti cinquantenni che hanno perso il posto di lavoro e che potremmo definire "bloccati" a causa della crisi, di cui si fanno carico gli ammortizzatori sociali.

Misure allo studio in campo previdenziale?
Ci sono varie ipotesi, oltre che l'intervento sulle pensioni d'oro. Nel mese di settembre metteremo a punto un possibile "pacchetto" da discutere con le parti sociali e con i partiti.

Come giudica la proposta Damiano sulle uscite flessibili con penalizzazioni in caso di anticipo?
La proposta ha costi molto alti, parliamo di svariati miliardi e, come abbiamo dichiarato con il ministro Saccomanni, noi non abbiamo nessuna intenzione di fare una controriforma delle pensioni: la riforma è stata un intervento molto rilevante e ha contribuito a mettere in sicurezza l'intera finanza pubblica italiana. Diverso sarebbe uno schema per cui, supponiamo, chi è a due-tre anni dal pensionamento e lascia il lavoro potrebbe per tale periodo ricevere un sostegno economico, che poi dovrà ripagare negli anni successivi: si tratterebbe di una sorta di prestito, senza costi aggiuntivi sul sistema pensionistico.

A che punto è la riforma dell'Isee, l'indicatore della situazione economica delle famiglie da usare per usufruire dei servizi sociali e di altri interventi?
Dopo aver ripreso un iter bloccato da molti mesi, abbiamo ottenuto il parere delle Camere: il decreto dorebbe vedere la luce a settembre.

Come procederà invece il cantiere del "reddito di inclusione"?
Con il decreto lavoro abbiamo ampliato la sperimentazione inizialmente prevista per 50mila persone nelle grandi città, estendendola ad altre 170mila persone nel Mezzogiorno. L'Italia insieme alla Grecia è l'unico Paese europeo che non ha uno strumento generalizzato di lotta alla povertà.

Non sarebbe meglio concentrare le risorse sul taglio del costo del lavoro come chiedono le imprese, ma anche l'Ocse e il Fondo monetario?
Confermo che ridurlo è una delle priorità del Governo, come ha detto anche il presidente del Consiglio. Quanto, come e con quale cadenza si vedrà in sede di legge di stabilità.

Flessibilità per l'Expo 2015. Cosa direte alle parti sociali?
Il 5 settembre ascolteremo attentamente le proposte delle parti sociali. Faremo le nostre valutazioni, specialmente laddove le proposte richiedano un intervento normativo o un supporto finanziario. Sono convinto che si possa trovare una buona soluzione. Mi sembra che alcune ipotesi avanzate prima della pausa estiva andassero nella direzione giusta, come quelle relative al contratto di apprendistato breve, ad alcuni aspetti del lavoro a tempo determinato per settori e territori specifici. Vorrei ricordare che il decreto lavoro introduce già una flessibilità potenziale per i contratti a tempo determinato, rinviando ad accordi fra le parti sociali.

La ripresa porterà posti di lavoro?
Quella di una jobless recovery è una prospettiva tutt'altro che infondata, di cui naturalmente sono preoccupato. Ci potrebbe essere una ripresa con un effetto ritardato sul numero di occupati. Per questo il decreto lavoro ha previsto interventi finalizzati ad aumentare l'intensità di lavoro, soprattutto per i giovani, della ripresa.

Scommetterebbe sulla sopravvivenza del Governo?
In quattro mesi il governo ha fatto moltissimo, soprattutto con i vincoli finanziari esistenti. Si può sempre fare meglio, ma credo che ci sia nell'opinione pubblica un consenso non solo sul fatto che in questa fase serve un governo, ma anche che questo governo sta operando bene. Secondo alcuni ci abbiamo messo un po' a carburare, ma ormai realizziamo settimanalmente interventi e provvedimenti legislativi, senza parlare degli atti che noi abbiamo sbloccato dopo mesi di attesa. Dopo gli interventi emergenziali, ora è il tempo delle grandi scelte, è a questo che serve la legge di stabilità.

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