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Questo articolo è stato pubblicato il 28 agosto 2013 alle ore 08:08.

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Terroristi aiutati dall'Occidente
«Molti dati tendono a provare l'innocenza del governo siriano, che è stato oggetto di un'accusa falsa», ha affermato l'ambasciatore Bashar al Jaafari, in un'intervista all'emittente ufficiale siriana al Ikhbariya, ripresa oggi dall'agenzia di stampa ufficiale siriana. Secondo lui, questi dati provano inoltre che «i gruppi armati hanno utilizzato armi chimiche allo scopo di favorire un intervento militare straniero e un'aggressione contro la Siria». Gli occidentali e la Turchia «hanno permesso ai gruppi terroristici di creare un laboratorio per fabbricare armi chimiche sul territorio turco con materiali forniti dalla Turchia, dall'Arabia saudita e dal Qatar (...) e di far entrare queste armi chimiche in Siria per utilizzarle».

Ban Ki-Moon: "Gli ispettori dell'Onu hano bisogno di tempo"
"Gli ispettori" dell'Onu "hanno bisogno di tempo per fare il loro lavoro" sull'impiego di armi chimiche in Siria. Lo ha detto il portavoce del segretario Generale dell'Onu Ban Ki-Moon, con un Tweet.

L'avvertimento di Mosca
Una soluzione militare in Siria destabilizzerebbe il Paese e tutto lo scacchiere del Medio
Oriente. E' il monito lanciato dalla Russia, in un comunicato diffuso dal ministero degli Esteri di Mosca. Durante una conversazione telefonica con l'inviato speciale della Lega Araba e delle Nazioni Unite, Lakhdar Brahimi, «Sergei Lavrov - ha riferito la nota - ha insistito sul fatto che non ci sono alternative a una soluzione politico-diplomatica in Siria" e ha ricordato "che i tentativi di soluzione militare non porteranno che a un'ulteriore destabilizzazione della situazione nel Paese e nella regione».

Intanto il Ministero delle Situazioni di Emergenza russo nella notte di ha inviato un aereo in Siria per evacuare i russi che desiderano lasciare il paese. Si tratta del secondo aereo che ha lasciato il Paese d Latakia con 89 persone, 75 delle quali sono cittadini della Federazione Russa. La maggior parte sono donne e bambini.
Contemporaneamente, Mosca annuncia di aver consegnato «circa 20 tonnellate di aiuti umanitari».

L'Iran: contrattacco su Israele
Un intervento degli Usa in Siria sarebbe «un disastro per la regione». Lo ha detto
Guida suprema Ali Khamenei, secondo quanto riporta l'agenzia Isna. "La regione - ha detto - è una polveriere e il futuro non può essere previsto". L'agenzia iraniana Fars, vicina al Corpo d'elite dei Pasdaran, cita una «alta fonte delle forze armate siriane» per avvertire gli Usa e i suoi partner che osare una vera guerra contro la Siria scatenerà un immediato contrattacco a Tel Aviv da parte di Damasco e i suoi alleati. «Se Damasco viene attaccata, anche Tel Aviv verrà presa di mira e una vera guerra contro la Siria produrrà una licenza per attaccare Israele», avrebbe detto la fonte anonima alla Fars. «Siamo sicuri che se la Siria è attaccata - ha affermato inoltre il militare siriano - anche Israele sarà messo a fuoco». La fonte ha messo poi in guardia che «indebolire il governo centrale di Damasco comincerà a far crescere gli attacchi contro Israele» anche da parte di "gruppi estremisti che troveranno un motivo per attuare le loro aspirazioni".

Israele: se ci attaccano risponderemo con tutte le nostre forze
Dal canto suo, Israele risponderà «con forza» a qualsiasi attacco siriano: lo ha detto il presidente Shimon Peres, commentando le minacce di una possibile ritorsione di Damasco sullo Stato ebraico in caso di intervento occidentale.
Come riferisce il Jerusalem Post, Peres ha sottolineato che «Israele non è coinvolto nella guerra civile in Siria. Ma «se ci colpiranno - ha avvertito - risponderemo con tutte le nostre forze».

Bonino e Mauro: intervento non automatico anche con sì Onu
Se ci fosse il via libera dell'Onu ad un intervento in Siria, non scatterebbe «nessun automatismo» ma si aprirebbe uno «scenario di legalità internazionale ad oggi totalmente inesistente» che aprirebbe la strada ad un «serio dibattito in Parlamento». Lo ha detto il Ministro degli Esteri Emma Bonino rispondendo ad una domanda «Radio anch'io». Ed è la stessa linea adottata dal Ministro della difesa Mario Mauro: « Siamo in Libano, in Libia, in Kosovo, in Afghanistan... Potremmo condividere la risoluzione, ma i nostri militari sono già fortemente impegnati in altri scenari - ha detto il Ministro -. Insomma non ci sono spazi perché l'Italia prenda parte attivamente a una nuova azione militare»

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