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Questo articolo è stato pubblicato il 04 settembre 2013 alle ore 06:41.

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ROMA
L'esito del congresso del Partito democratico non è affatto scontato. Questo sembra voler dimostrare Pier Luigi Bersani con il suo attacco alla nuova alleanza tra Matteo Renzi e Dario Franceschini, suggellata lunedì con l'endorsement del ministro per i Rapporti con il Parlamento a favore del sindaco di Firenze (su cui era già caduta da tempo la scelta di un altro ex segretario, Walter Veltroni). Un'operazione che «non ha contenuti» ha detto ieri dal palco della festa democratica a Genova l'ex segretario del partito. Sul quale è piombata una bordata dell'ex rottamatore, forse non programmata perché sfuggita in un fuorionda. «Bersani durante le primarie è stato perfetto» ha detto Renzi parlando lunedì alla Festa dell'Unità di Bologna con il segretario cittadino Raffaele Donini e alcuni volontari nel giro degli stand. «Poi – ha aggiunto – negli ultimi mesi... era spompo». E ha perso così le elezioni. «Adesso vado a fare delle flessioni» ha risposto con ironia l'ex candidato premier.
Bersani non ha deciso quale candidato sostenere al congresso ma non crede che finirà secondo la "svolta sovietica" indicata da Giuseppe Fioroni, cioè con Renzi unico candidato. È probabile che alla fine farà convergere il suo sostegno su Gianni Cuperlo, che può contare già su Massimo D'Alema e la sua componente oltre ai "giovani turchi" Fassina-Orlando-Orfini. Ieri ha chiarito alcuni punti. Rilanciando non a caso l'orgoglio degli ex Ds che rischiano di essere soccombenti nel nuovo assetto del partito: «Negli ultimi tempi ho sentito trattare la sinistra come fosse un abbellimento della destra, invece ha una sua visione. La sinistra non deve diventare una componente ma è il lievito dell'idea del Pd». Stigmatizzando la piega che il confronto sta assumendo dentro il partito: «Non possiamo solo organizzare tifoserie e plebisciti senza contenuti». Criticando esplicitamente l'approccio di Renzi: «Chi si candida a segretario deve dire qualcosa di preciso sulla sua idea di partito e quindi anche di sistema politico e di Italia, senza concedere troppo al difetto degli ultimi anni, con le formazioni politiche come specie di protesi dei leader». In ogni caso, se alla fine dovesse prevalere Renzi «una maggioranza ed un minoranza o anche più minoranze sono tutta salute» ha commentato Bersani.
Dalle parti del sindaco di Firenze non si fanno i salti di gioia per la scelta di Franceschini e della sua Areadem di schierarsi con l'ex rottamatore: c'è il timore di una ricaduta pesante sull'effetto novità che ha finora trainato l'ascesa di Renzi. «Un trappolone» è il sospetto che gira tra gli uomini del candidato leader. Proprio ieri il Financial times ha dedicato un articolo al Partito democratico in cui si descrive lo sconvolgimento portato dal sindaco di Firenze. Intanto i supporter di Gianni Cuperlo non fanno sconti alla scelta di Areadem. «Siamo passati dalla rottamazione al riciclo», dice con tono sarcastico Matteo Orfini che con i "giovani turchi" denuncia la «svolta acrobatica» dell'area governista capeggiata da Franceschini.
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Le correnti verso il congresso
AREADEM
Franceschini & Co. con Renzi
L'annuncio a sorpresa è arrivato lunedì per voce del ministro dei Rapporti con il Parlamento: Dario Franceschini (molto vicino al premier Enrico Letta) e tutta Areadem hanno deciso di sostenere Matteo Renzi. Stessa posizione potrebbe assumere Beppe Fioroni, uno dei leader dei popolari ex Margherita
BERSANIANI
In cerca di un candidato
L'ex segretario del partito Pier Luigi Bersani e i suoi uomini (Roberto Speranza, Nico Stumpo, Davide Zoggia) puntano a un candidato che possa allargare il fronte della sinistra. Caduta l'ipotesi Guglielmo Epifani (che ha declinato l'invito) la scelta potrebbe cadere su Gianni Cuperlo
DALEMIANI E TURCHI
Schierati con Cuperlo
Massimo D'Alema è stato il primo sponsor della candidatura di Gianni Cuperlo. Hanno deciso di sostenere l'ex segretario della Fgci anche i "giovani turchi", vale a dire la componente "Rifare l'Italia" di cui fanno parte il ministro Andrea Orlando, il viceministro Stefano Fassina e Matteo Orfini
SINDACI
Sostenitori del «rottamatore»
Matteo Renzi può vantare sul sostegno di un gruppo nutrito di sindaci e amministratori: da tempo si sono schierati con lui il sindaco di Torino Piero Fassino e il presidente della Provincia di Pesaro Matteo Ricci; più recentemente i sindaci del Sud Enzo Bianco (Catania) e Leoluca Orlando (Palermo)

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