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Questo articolo è stato pubblicato il 10 settembre 2013 alle ore 07:37.

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Abitando il mondo i discepoli di Gesù sono quindi pieni di attenzione e di stupore, perché il loro sguardo non si ferma alla superficie talora sconcertante, non si lascia impressionare dalla cronaca spesso enigmatica e tragica, ma riconosce le tracce dell'opera compiuta da Dio in Gesù Cristo. Dovunque arrivi, il discepolo sa di essere preceduto e atteso da Gesù.
L'attenzione, di conseguenza, non va posta sul nostro "fare", ma sul seme buono che il seminatore, Gesù, vi ha gettato. Al cuore della crisi di fede del nostro tempo c'è spesso l'aver smarrito, o almeno sbiadito, la coscienza della gratuità dell'incontro con Cristo, che sempre ci precede e ci aspetta.
c) Chi vuol essere l'uomo del terzo millennio?
Le domande dell'uomo contemporaneo sul senso della vita, lette a partire dalla situazione delle Chiese in Europa e dalle peculiarità del cristianesimo ambrosiano, ci conducono ad un interrogativo che ha il sapore di una scommessa: chi vuole essere l'uomo del terzo millennio? Come può vivere all'altezza dei propri desideri, ben consapevole delle inedite possibilità di cui dispone? Come può evitare di "perdere se stesso" nel tentativo di guadagnare il "mondo intero"?
d) La nuova creatura
La persona di Gesù Cristo e la sua vicenda umana documentano come Dio, entrando nella storia, voglia fecondare con la sua presenza rinnovatrice tutta la realtà.
Anche oggi questa novità di vita può essere riconosciuta sui volti degli uomini e delle donne trasformati dalla fede: i "cristiani", coloro che per grazia hanno ricevuto in dono la stessa vita di Gesù e Lo seguono nel quotidiano.
Si profila quella che san Paolo chiama «una creatura nuova» (2Cor 5,17). La consapevolezza di questa novità di vita conduce tutti i fedeli, che l'hanno incontrata nelle diverse forme di realizzazione della Chiesa, a proporre il rapporto con Gesù, verità vivente e personale, come risorsa decisiva per il presente e per il futuro.
Non si tratta di un progetto, tanto meno di un calcolo. Pieni di gratitudine i cristiani intendono "restituire" il dono che immeritatamente hanno ricevuto e che, pertanto, chiede di essere comunicato con la stessa gratuità.
e) «Vieni e vedi»
Ogni fedele ed ogni realtà ecclesiale della Diocesi sono invitati a rileggere il senso della esistenza cristiana alla luce di questa urgenza ad uscire da se stessi per entrare in "campo aperto".
Quando la comunità ecclesiale vive, come indica la Lettera pastorale dello scorso anno "Alla scoperta del Dio vicino", perseverando nel pensiero di Cristo, nella comunione sincera, nella celebrazione eucaristica in una piena apertura a tutta la realtà, essa può con franchezza e gioia, senza alcun artificio o forzatura, proporre questo incontro in ogni momento e a chiunque: «Vieni e vedi» (Gv 1,46).

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