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Questo articolo è stato pubblicato il 10 settembre 2013 alle ore 07:37.

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c) Soggetti pastorali e uffici di curia
Occorre inoltre che il cambiamento di mentalità richiesto dalla prospettiva testimoniale del Vangelo dell'umano arrivi fino a ripensare l'attività della Curia e degli uffici diocesani, almeno in due direzioni:
– equilibrando meglio il nesso tra i soggetti della concreta azione pastorale (parrocchie, unità e comunità pastorali, associazioni, movimenti, congregazioni religiose, decanati e zone) e questi preziosi strumenti. In ciò è implicato anche il richiamo, sempre attuale, ad evitare una Chiesa troppo preoccupata della sua organizzazione;
– compito degli uffici è accompagnare i soggetti ad approfondire il rapporto con gli ambiti di vita reale della gente. In tal senso dovranno snellire il loro apparato, realizzando un effettivo servizio, agile ed efficace, alla comunione ecclesiale e alla testimonianza sul territorio. A questo scopo gli uffici sono impegnati in un lavoro coordinato e offriranno proposte e indicazioni inserite nel calendario diocesano, qualificando gli appuntamenti che scandiscono l'anno pastorale in relazione alle indicazioni della Lettera pastorale. I mezzi debbono essere sempre subordinati e proporzionati ai fini. Ciò anche per rispondere al cogente invito alla povertà evangelica ripreso con forza da Papa Francesco.
7. UNA METROPOLI EUROPEA, UNA CHIESA PRESA A SERVIZIO
a) L'"ambrosianità" di Milano
La foto di copertina di questa Lettera pastorale dilata lo sguardo dal Duomo ad abbracciare da una parte le periferie del dopoguerra – un tempo anonime ora vitali – e dall'altra quelle recenti più armoniche, né manca la spinta verticale del nuovo centro direzionale con i suoi grattacieli. L'obiettivo del fotografo non poteva però cogliere i tanti luoghi malcelati della miseria, del dolore e della povertà urbana che feriscono la nostra realtà ormai di fatto sempre più meticcia.
L'immagine intende evocare la Milano che cambia, che cerca una sintesi in grado di valorizzare ogni diversità, a partire da quella urbanistica, per poter dare il suo originale apporto al Paese, all'Europa e non solo.
Ma il "taglio" urbanistico dell'immagine sottende la geografia umana della nuova Milano fatta dalla sua storia, con i tratti sapientemente custoditi da una lunga serie di generazioni. Essi si fondono nell'ambrosianità di Milano, scaturita dalla singolare vocazione del suo patrono, figura di universale rilevanza civile prima e religiosa poi. È impossibile separare queste due dimensioni nella vita dei milanesi. La metropoli lombarda ha imparato a distinguerle e ad armonizzarle. Esse restano il seme prezioso del campo metropolitano. Attraverso l'ordinata vita affettiva, l'energica creatività lavorativa, ritmate da un riposo socialmente concepito e vissuto, la generosa ospitalità, la solidarietà che condivide, la partecipazione alle gioie e ai dolori di tutti i cittadini, la ricchezza di espressione della società civile in tutti i suoi mondi – dall'industria al no-profit passando attraverso la finanza e un equilibrato welfare –, l'università e i mondi della cultura e dell'arte, il seme sta lentamente trasformandosi in messe. Nel campo della nuova metropoli già si intravvedono spighe mature. Le contraddizioni e le fragilità, così come i conflitti e le manifestazioni del male fisico e morale, in una parola la zizzania, chiedono di essere affrontati con pazienza e coraggio nella prospettiva di quella amicizia civica resa possibile da un incessante dialogo, teso al riconoscimento reciproco.

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