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Questo articolo è stato pubblicato il 10 settembre 2013 alle ore 07:37.

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c) Il cattolicesimo popolare ambrosiano
La situazione sociale, politica, religiosa dell'Europa mostra tutte le rughe del volto di una madre che per secoli ha portato, a volte con arroganza, il peso della crescente complessità della storia. I cristiani stessi ne condividono la responsabilità.
Questa fatica tocca anche la Chiesa ambrosiana? La domanda non è retorica, perché non mancano segni concreti che potrebbero illuderci di esserne risparmiati. Penso, ad esempio, all'oratorio estivo che quest'anno ha coinvolto almeno 300mila ragazzi e 50mila giovani animatori. Imponente è pure l'azione di solidarietà verso gli ultimi che, con la crisi, si è fatta più capillare, anche identificando nuove strade con la seconda fase del "Fondo Famiglia e Lavoro". E come scordare l'interminabile afflusso di popolo per rendere omaggio alla salma del compianto cardinal Carlo Maria Martini?
Indubbiamente la nostra Chiesa può, per molti aspetti, contare ancora su una realtà popolare viva che ha profonde radici cristiane. Pertanto, all'interno della fatica in atto nel vecchio continente, la nostra realtà diocesana presenta delle peculiarità che non vanno trascurate, ma debitamente valorizzate e potenziate. Eppure, occorre ammetterlo con franchezza, anche tra i cristiani ambrosiani esiste il rischio di una sorta di "ateismo anonimo", cioè di vivere di fatto come se Dio non ci fosse: «La nostra cultura – insegna il Papa – ha perso la percezione di questa presenza concreta di Dio, della sua azione nel mondo. Pensiamo che Dio si trovi solo al di là, in un altro livello di realtà, separato dai nostri rapporti concreti» (Lumen fidei 17).
Uno dei segni più evidenti di questa fatica è la condizione delle "generazioni intermedie", di coloro cioè che, terminato il tempo dello studio, si immettono nel mondo del lavoro, costruendo legami affettivi, formandosi in genere una famiglia, desiderosi di una propria autonoma collocazione nella società. Sono proprio queste generazioni, tra i 25 e i 50 anni, ad essere particolarmente travagliate. Spesso l'annuncio del Vangelo e la vita delle nostre comunità appaiono loro astratte, lontane dal quotidiano. E per questo Dio sembra non interessare più.
Il cattolicesimo di popolo, ancora vitale sul nostro territorio, è chiamato a rinnovarsi. Il suo carattere popolare resta una condizione privilegiata per offrire la luce della fede ad ogni uomo. Nella vita del popolo ognuno, in qualunque situazione si trovi, può essere accolto e riconoscersi come parte singolare di una realtà più grande. E questo vale soprattutto per il popolo di Dio. Tuttavia anche il cattolicesimo popolare ambrosiano deve compiere tutto il tragitto che porta dalla convenzione alla convinzione, curando soprattutto la trasmissione del vitale patrimonio cristiano alle nuove generazioni.

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