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Questo articolo è stato pubblicato il 19 settembre 2013 alle ore 11:22.

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Le perquisizioni a Equitalia, meno discrezionalità per frenare gli abusi

Non c'è pace per Equitalia. Nei mesi scorsi additata come "vessatrice" dei cittadini e ora (ma non solo da ora) oggetto di attenzioni da parte dell'autorità giudiziaria. In cambio della promessa di denaro, infatti, sarebbero state accolte, senza che vi fossero i requisiti, istanze di rateizzazione di cartelle esattoriali oppure si sarebbe interferito nelle procedure di versamento dei contributi previdenziali alterando sia la correttezza dei dati relativi al pagamento sia la visibilità degli stessi, anche al fine di ottenere la rinuncia, da parte dell'ente di riscossione, ad adottare le procedure di esecuzione immobiliare. Quindi la Guardia di finanza in campo, con 29 perquisizioni, nei confronti di chi deve incassare le imposte ma ha anche potere di gestione sull'incasso delle medesime.

Nulla di nuovo sotto al sole, anche se non è mai piacevole che nella lotta tra "guardie" e "ladri" le guardie si trasformino in ladri. Anche perché spesso i "ladri", cioè i contribuenti che non fanno il loro dovere, spesso per questioni minime subiscono trattamenti a dir poco penalizzanti. E, a questo punto, si sospetta anche su misura: basta pagare il funzionario e tutto si addolcisce. Poi, inutile negarlo, da sempre in Italia i rapporti tra chi incassa le imposte e chi le paga sono spesso opachi, come dimostrano anche le tante manifestazioni di piazza (spesso, ma non sempre, giustificate) contro Equitalia. E' chiaro che alla volontà umana di delinquere non c'è argine normativo a tenuta stagna, anche per quel che riguarda i "ladri", cioè di coloro che in ogni modo tentano di frodare il fisco, non solo non pagando quel che devono ma anche cercando di ottenere rimborsi, cioè denaro fresco, che non spetta.

Quindi i controlli ci vogliono. Le "guardie" servono, eccome, a tutela del bene pubblico che sono i denari che i contribuenti devono versare perché i servizi pubblici esistano. Il punto è quello di partenza: servono norme chiare e che lascino il meno spazio possibile alla discrezionalità. Esattamente l'opposto di quel che accade in Italia. E ci mancherebbe altro, come si legge in un comunicato di stamattina di Equitalia, che la società non collaborasse perché venga fatta piena luce "sui fatti oggetto di indagine e sulle eventuali responsabilità". Non ci sarebbe davvero bisogno di scriverlo.

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