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Questo articolo è stato pubblicato il 10 ottobre 2013 alle ore 08:37.

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Il Presidente Azero Ilham Alyev durante le oprazioni di voto. (Reuters)Il Presidente Azero Ilham Alyev durante le oprazioni di voto. (Reuters)

Ancor più severe sono state le denunce da parte di Ong e di gruppi di attivisti azeri, secondo cui sono avvenuti brogli in diversi seggi. Rispetto alle altre elezioni, comunque, qualche progresso è stato compiuto. A cominciare dal numero degli osservatori internazionali invitati a monitorare il voto - oltre mille distribuiti in diverse organizzazioni (tra cui Osce e Parlamento europeo) . Ed è stata una sorpresa anche la grande libertà di movimento concessa ai giornalisti stranieri. Senza contare la presenza a Baku di società internazionali specializzate in sondaggi.
Mazahir Panahov, presidente della commissione elettorale centrale, ostenta una sicurezza forse eccessiva: "Ai candidati è stato assicurato ogni diritto, hanno svolto la campagna elettorale in modo assolutamente libero, hanno informato gli elettori sui loro programmi, ricevendo la dovuta attenzione sui media senza dover pagare nulla.

Si di loro non c'è stata alcuna pressione, né limitazione".
A metà pomeriggio diversi osservatori internazionali erano fiduciosi: il voto sembrava essersi svolto regolarmente. Ce lo ha confermato anche l'ex ministro degli Esteri sloveno, Ivo Vajgl, oggi membro del Parlamento europeo arrivato a Baku come osservatore per l'European Accademy for election observers: "Per quello che ho potuto vedere sinora non ho riscontrato irregolarità . E' stata rispettata la segretezza del voto, non ci sono state pressioni sugli elettori né propaganda ai seggi. Ma il nostro mandato riguarda il monitoraggio del voto, non il periodo precedente, quello della campagna elettorale".

Ed è proprio questo il nodo del contendere. Dal 2012 - accusano gli attivisti e le Ong internazionali - il Governo di Baku ha messo i bastoni tra le ruote dell'opposizione. Lo sottolinea un recente rapporto di Human rights watch: dallo scorso anno il governo ha intensificato la sua pressione sulla società civile, approvando una serie di leggi per combattere ogni forma di dissenso, incluso sanzioni di 10mila dollari per chi organizza, o frequenta, una manifestazione non autorizzata.
"Ma quale campagna elettorale? E' dal 2005 che ogni manifestazione popolare a Baku è proibita", ci spiega Layla Yunus, una delle attiviste più conosciute in Azerbaijan. Nominata dalla Francia, "Cavaliere della Legion d'onore", e vincitrice del premi del Premio Theodor Haecker, la professoressa Yunus dirige l'Istituto per la pace e la democrazia in Azerbaijan. "Nell'ultimo anno c'è stata una drammatica restrizione delle libertà – ci spiega - .

Da gennaio il numero dei dissidenti e dei prigionieri politici è passato da 85 a 142. In teoria ci sarebbero le leggi volte a garantire almeno alcuni diritti, ma il regime le ignora". La professoressa Layla cita alcuni dei nomi dei candidati esclusi dalla competizione elettorale. Da Rustam Ibragimbekov a Ilgar Mammadov, leader del partito Republican Alternative. "Ilgar è stato arrestato a inizio anno solo perché stava svolgendo un comizio. E' stato accusato di aver minacciato la sicurezza dello Stato e di aver incitato i suoi sostenitori alla violenza. Qui le cose peggiorano di anno in anno".
Al di là delle denunce degli attivisti in campo di diritti umani e libertà, il presidente Ilham Aliyev sembra comunque godere di una certa popolarità. Alla fine, ci spiegano diversi suoi elettori, ha guidato un Paese che, grazie allo sviluppo delle risorse energetiche, vanta da otto anni tassi di crescita invidiabili (dal 2005 al 2008 il Pil è salito in media del 25% l'anno) .

Un boom economico. "Una ricchezza però concentrata nelle mani di pochi. Il divario tra ricchi e poveri è cresciuto. Un insegnante guadagna dai 100 ai 300 manat (290 euro) al mese ", controbatte Leyla Yunus.
Complice anche un grande potere mediatico, molti azeri dicono di riconoscere in Aliyev le qualità di leader capace di garantire la stabilità di un piccolo paese di nove milioni di abitanti circondato da tre potenze regionali: Russia, Iran e Turchia.
Il capo coperto da uno scialle, nero, il sorriso sulle labbra, dopo aver votato Tahira Bogdanova , 71 anni, maestra in pensione, non nasconde la sua ammirazione per Alyev: Ci sono grandi cambiamenti in Azerbaijan, Per esempio c'è più democrazia e più ricchezza rispetto al passato. Spero che Aliyev sarà in grado di risolvere il problema del Nagorno Karabakh senza ricorrere a una guerra con l'Armenia".

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