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Questo articolo è stato pubblicato il 11 ottobre 2013 alle ore 06:39.

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La sorpresa è l'intervento delle Poste, società statale che non ha competenze nel trasporto aereo, salvo possedere al 100% la Mistral Air, una piccola società con 7 aerei che trasporta posta, merci e anche passeggeri, per lo più pellegrini per l'Opera romana pellegrinaggi e voli charter. La Mistral è stata fondata dall'attore Bud Spencer nel 1981, le Poste ne hanno assunto il controllo nel 2002 dal gruppo Tnt. L'amministratore delegato di Poste Italiane, Massimo Sarmi, ha accettato l'invito di Palazzo Chigi a contribuire al salvataggio di Alitalia dopo i no pronunciati dai vertici della Cassa depositi e prestiti e delle sue controllate Sace e Fintecna.
Diversa la posizione delle Ferrovie dello Stato, il cui a.d. Mauro Moretti guarda con interesse a una razionalizzazione e integrazione dell'attività di treni e aerei, ma ha posto condizioni molto dure ai soci dell'Alitalia, riassunte nella frase «fuori tutti». Il coinvolgimento delle Fs come partner industriale di Alitalia potrebbe avvenire in una fase successiva, non è chiaro con quale ruolo.
Quanto a Sarmi, difficile pensare che abbia obbedito all'invito di Letta immaginando sinergie tra Alitalia e la mini-flotta della Mistral. È bene notare che, mentre gli altri manager interpellati da Letta quest'estate sono stati confermati nell'incarico dal governo per tre anni, l'a.d. delle Poste scade nell'aprile-maggio 2014. Sarà quindi questo governo, se ancora in carica, a decidere sulla sua sorte tra pochi mesi.
Nell'ambito della «manovra finanziaria» da 500 milioni, un ulteriore intervento urgente sarebbe un prestito bancario ponte di 80 milioni, detto «bridge loan», liquidità che le banche (soprattutto Intesa e Unicredit) fornirebbero nei prossimi giorni per consentire ad Alitalia di pagare il carburante, gli aeroporti e altri fornitori. Questi 80 milioni verrebbero poi rimborsati dalla compagnia appena incassati i primi 150 milioni della ricapitalizzazione.
Nell'analisi della situazione della compagnia emerge un elevato indebitamento. Chi ha visto i conti riferisce che il debito effettivo non si limita ai 946 milioni di debiti finanziari netti dichiarati nella semestrale al 30 giugno scorso, ci sono anche debiti commerciali e altri debiti operativi compreso lo scaduto, per un debito effettivo totale di circa 2 miliardi. Questo al lordo dei crediti operativi, che sono però di importo molto inferiore ai debiti. Oggi il cda della compagnia fisserà i punti finali per l'assemblea dei soci di lunedì.
G.D.
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