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Questo articolo è stato pubblicato il 16 ottobre 2013 alle ore 11:07.
L'ultima modifica è del 16 ottobre 2013 alle ore 11:24.

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Sempre Martini, il grande cardinale, ci ha insegnato come in noi coesistano fino alla fine il credente e il noncredente. Comincio dal noncredente. Tutti hanno fatto la loro parte, tranne Dio che non s'è fatto vedere. Lo chiedo da padre a padre: «Dov'eri quando le dicevo "ce la faremo Sara, ce la faremo"?». E lei, strizzando l'occhio e alzando il pollice, rispondeva «Certo che ce la faremo papà, ce la faremo». Il credente che è in me parte dalle medesime circostanze. Ragazza mia, ci siamo affidati insieme alla scienza dei medici e allo sguardo di Dio. I medici si sono impegnati con grandissima professionalità, creando relazioni profondamente umane e sicuramente comunitarie.

E il Buondio? Certamente non vorrà farsi battere dai suoi figli nella cura delle sue creature. Noi continuiamo a crederlo. Sul senso dell'esistere, visto dal punto di vista della malattia, l'accordo tra noi era totale. Non un mondo governato da un grande disegno, magari divino, tutto giustificato nelle sue ragioni ed esatto nei suoi ritmi. Se lo tengano gli svizzeri. A noi importa un mondo anche disordinato dove però ti senti accolto ed amato. Un Dio attento e appassionato: solo questo funziona. Mai solo pura intelligenza sovrana.

La nostra quotidianità doveva essere in linea con tutto questo: ci si vuole bene e non si ha il falso pudore di dirlo. Anche nella notte più faticosa, quando perse le parole normali ti esprimevi in un grammelot disperante, ripetevi: «Sono contenta perché siete tutti qui, compreso mio fratello, e ci vogliamo bene». Ma ci sarà tempo per ripensare tutto insieme, dire le tue lodi e farne memoria. L'ultima parola è quella della nostra preghiera comune, ovviamente a modo nostro. Inutile girare intorno al problema. Lo strappo è tragicamente violento. Appare perfino contro natura che la figlia vada via prima del padre. Anche se conosco l'obiezione: Maria sul Calvario stava ai piedi della croce. E quasi una geniale ossessione del cristianesimo fare a pezzi tutti gli schemi.

Quand'ero ragazzo era abituale nella comunità cristiana il riferimento alla comunione dei santi. Un sentire che teneva insieme il faticoso cammino dei pellegrini con quello dei trapassati. Con gli amici andati via continuavi a ragionare, a porre interrogativi, qualche volta a litigare. Un vissuto ben più solido del legame tra le generazioni. Proverò a recuperare.

E adesso arrivederci Sara. Te lo dicono anzitutto Francesco, la mamma, Davide e papà. Arrivederci.

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