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Questo articolo è stato pubblicato il 02 novembre 2013 alle ore 08:20.

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Alexander, che sotto la pioggia di critiche dovrebbe lasciare l'incarico entro primavera, ha rifiutato con toni accesi di assumersi la responsabilità politica. «Non siamo noi a stabilire i criteri per lo spionaggio - ha detto parlando al Council on Foreign Relations di Baltimora stando al quotidiano Guardian -. Sono i policymaker e tra questi ci sono gli ambasciatori». E ha citato le richieste di alti funzionari di scoprire le «intenzioni dei leader». In precedenza i vertici dell'intelligence avevano preferito trincerarsi dietro difese d'ufficio: la constatazione che simili operazioni di spionaggio avvengono a ogni latitudine.
Le operazioni della Nsa hanno suscitato ribellioni anche nel settore privato. Un'alleanza di società hi-tech da Google a Yahoo e Microsoft, preoccupate di gravi danni al business per una fuga di consumatori che si sentano spiati, ha scritto al Congresso per chiedere riforme dei servizi segreti e maggiori controlli sulle loro operazioni. Le società, per conto proprio, stanno inoltre preparando contromisure di privacy per rendere più sicuri e criptati i dati trasmessi, anche internamente, nonostante considerevoli costi e ostacoli tecnici. La Nsa, infatti, avrebbe ottenuto informazioni sfruttando un punto debole delle aziende: le avrebbe carpite dai sistemi di cavi che collegano centri esteri e domestici. Queste reti sono spesso di società terze e non americane, consentendo ai servizi di aggirare le autorizzazioni legali necessarie per spiare aziende domestiche.
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ASILO IN GERMANIA?
Tra Berlino e Washington
La disponibilità ad ascoltare Edward Snowden espressa ieri dal governo tedesco aggiunge nuovi motivi di attrito tra Germania e Stati Uniti. L'estate scorsa, quando l'ex tecnico della National Security Agency cercava un Paese pronto ad accoglierlo, la Germania respinse la richiesta di asilo. Ma sono state proprio le rivelazioni di Snowden a portare alla luce il programma di sorveglianza della Nsa, arrivato anche al telefono cellulare di Angela Merkel: così, se Snowden dovesse venire a trovarsi in territorio tedesco, la consegna immediata alle autorità americane non viene più data per scontata.
Addio alla Russia
Anatolij Kucherena, il legale che segue Edward Snowden in Russia, ha confermato ieri che il suo assistito è pronto a collaborare con le autorità tedesche, e al riguardo «non esistono restrizioni». Ma se decidesse di lasciare la Russia, Snowden perderebbe il proprio status di rifugiato, e non potrebbe tornare.
Disubbidire a Putin
Da quando è arrivato in Russia, Snowden ha mantenuto un profilo basso, in linea con le condizioni poste da Vladimir Putin prima di concedergli asilo temporaneo: avrebbe potuto restare solo se avesse «smesso di danneggiare i nostri partner americani». Difficile dire come reagirebbero le autorità russe a una testimonianza di Snowden davanti alle autorità tedesche.

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