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Questo articolo è stato pubblicato il 03 novembre 2013 alle ore 08:38.
L'ultima modifica è del 19 giugno 2014 alle ore 10:37.

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Kitagawa Utamaro (1754?-1806) «Amanti nella stanza di sopra», 1788Kitagawa Utamaro (1754?-1806) «Amanti nella stanza di sopra», 1788

Le sezioni successive riguardano aspetti che esaltano la qualità accademica e scientifica di mostra e catalogo e hanno un taglio più storico e sociale. Si riferiscono, per esempio, all'aspetto della censura e delle leggi restrittive, nonché ai modi con cui venivano aggirate. Oppure alla funzione pratica degli shunga, dall'autoerotismo, alla "didattica", come gli album messi nei corredi delle spose, fino al rapporto tra erotismo e culto religioso degli organi genitali. Nello shinto la sessualità è considerata simbolo di energia creativa e della riproduttività fin dalle origini del Giappone stesso nato dal rapporto sessuale della coppia primigenia. La mostra chiude con il Giappone dell'occidentalizzazione nell'epoca Meiji (1868-1912) e l'influsso sui grandi movimenti europei dell'epoca. Un evento straordinario e di grande apertura, foriero ci si augura, di un mutamento nell'attitudine verso quest'arte. Una sola perplessità: la mostra è stata istallata nelle sale giapponesi del British Museum appositamente ampliate e modificate. Forse una collocazione meno riservata e più centrale, nella Great Court per esempio, avrebbe significato una presa di posizione ancora più forte di cambiamento a cui la mostra è comunque stimolatrice quant'altre mai.

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Shunga. Sex and pleasure in Japanse art, Londra, The British Museum, fino al 5 gennaio 2014. Catalogo a cura di T. Clark, A. Gersle, A. Ishigami, A. Yano, The British Museum Press

Le storie di utamaro
Un manuale sui principali artisti del Mondo Fluttuante studiati dalla prospettiva della loro produzione di dipinti, stampe e libri erotici. Ventitré maestri dell'ukiyoe, il movimento artistico del Sol Levante che dominò la cultura cittadina e borghese dal Sei all'Ottocento, sono stati selezionati cronologicamente e stilisticamente per metterne in luce opere meno note al grande pubblico, ma ugualmente significative.
Si tratta di artisti che espressero nell'arte erotica gli stessi livelli qualitativi dell'arte di genere che poteva circolare liberamente allora in Giappone. Alcune opere, commissionate privatamente da ricchi frequentatori dei quartieri del piacere, potevano essere realizzate
con tecniche e attenzioni addirittura superiori.
I temi considerati come quelli della trasgressione
e dell'approccio religioso primigenio in una società fortemente condizionata dal moralismo neoconfuciano aiutano a capire anche alcune differenze dall'arte occidentale ricca di nudi, ma limitata nell'arte erotica rispetto a quella giapponese ricca di immagini del sesso, ma quasi priva di nudo.

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Gian Carlo Calza, Il canto del guanciale e altre storie di Utamaro, Hokusai, Kuniyoshi e altri artisti del mondo fluttuante, Phaidon Londra, pagg. 464, € 45,00

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