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Questo articolo è stato pubblicato il 05 novembre 2013 alle ore 13:07.
L'ultima modifica è del 05 novembre 2013 alle ore 21:11.

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Passo indietro se d'intralcio
Tirando le conclusioni il Guardasigilli ha sottolineato però come a suo avviso «la fiducia del Parlamento è decisiva per il prosieguo del mio mandato». Se, dunque, «capisco che è venuta meno o si è incrinata la stima istituzionale su cui deve fondarsi il mandato ministeriale», allora «non voglio essere d'intralcio e pertanto non esiterò a fare un passo indietro».

Schifani e Brunetta: Cancellieri vada avanti
Nel dibattito seguito all'intervento del Guardasigilli in Aula, il ministro ha incassato il sostegno dei partiti della maggioranza. «Noi non chiediamo le sue dimissioni, anzi le chiediamo di continuare nel suo impegno», ha detto il capogruppo Pdl al Senato Renato Schifani. Mentre il capogruppo Renato Brunetta ha sottolineato come «si imponga il paragone» tra la vicenda che ha al centro la telefonata del Guardasigilli per Giulia Ligresti e un'altra telefonata, quella «del 27 maggio del 2010», quando Silvio Berlusconi chiamò la Questura di Milano per il rilascio di Ruby.

Epifani: confermiamo la fiducia
Anche il Pd, partito nel quale sono emersi parecchi malumori sul comportamento del ministro nella vicenda di Giulia Ligresti , ha ribadito fiducia. «Abbiamo ascoltato il ministro, e guardando l'esposizione dei fatti e gli atti abbiamo confermato la fiducia: non ci sono stati interventi fuori dalla sua responsabilità». Così il segretario Pd Guglielmo Epifani. In precedenza il capogruppo Pd, Luigi Zanda, non aveca risparmiato per la verità una stoccata quando ha detto di convenire con il ministro Cancellieri «per il rammarico per la telefonata (con la compagna di Salvatore Ligresti, il 17 febbraio, ndr) , i cui contenuti sono francamente inopportuni, e per non aver usato quel distacco istituzionale che sarebbe stato opportuno».

M5S e Lega: il ministro si dimetta
Di tutt'altro avviso il M5S che ha presentato in Senato una mozione di sfiducia contro il ministro e ha ribadito la richiesta di dimissioni. «Può un ministro della Giustizia, la Dea bendata, mettersi a disposizione di un'intera famiglia per cui ha lavorato anche suo figlio? Per noi non può», ha detto il senatore M5S Alberto Airola . Mentre Beppe Grillo ha lanciato in rete dal suo blog l'hashtag #CancellieriDimettiti. Dimissioni unica strada anche per la Lega. «La vicenda che ha investito il ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri è l'ennesima riprova che il Paese è stato consegnato nelle mani dei poteri forti», ha detto il capogruppo del Carroccio al Senato Massimo Bitonci.

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