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Questo articolo è stato pubblicato il 14 novembre 2013 alle ore 13:59.
L'ultima modifica è del 15 novembre 2013 alle ore 16:01.

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I nuovi tracciati tardano
I rigassificatori del metano liquefatto trasportato via nave? Strategici ed essenziali, ribadisce l'ultima stesura della strategia energetica nazionale messa in campo dal governo Monti e fatta propria dall'esecutivo in carica. Ma il vecchio rigassificatore unico ex Eni e ora Snam a Panigaglia funziona a ritmo ridotto e degli innumerevoli rigassificatori concorrenti che erano stati messi in pista di lancio solo uno è pienamente operativo, quello di Adriatic Lng a Rovigo, mentre un altro, l'Olt di Livorno, è ancora in fase di rodaggio.

I nuovi gasdotti internazionali, che dovrebbero oltretutto dare corpo al progetto di fare dell'Italia un hub continentale del gas? Il dibattito la competizione tra progetti si è trascinato per anni. Con il risultato che l'unico nuoivo gasdotto dato da tempo per sicuro, il Galsi dall'Algeria via Sardegna, non differenzia comunque le attuali forniture all'Italia ed è comunque bloccato alla fase iniziale dei lavori.

Stesso problema concettuale per il South Stream, il gigantesco tubo che scavalca l'Ucraina ma viene sempre dalla Russia. Che però ha il pregio di essere piuttosto avanti nel progetto. Quanto al vero corridoio aggiuntivo, quello dall'oriente, dopo lungo penare ha vinto il progetto Tap che dalla Grecia dovrebbe far approdare il nuovo gasdotto in Puglia. Ma con il consueto scenario di opposizioni locali, di dubbi, di modifiche progettuali, che ne stanno immancabilmente ritardando la nascita operativa.

Serbatoi da riempire
È noto il ruolo critico degli stoccaggi nella stagione invernale, quando i consumi decollano. Ed è chiaro che se qualche stoccaggio europeo è in crisi le forniture giornaliere tendono ad essere dirottate proprio lì, a scapito degli altri. Bene, anzi male. Perché ad accendere una crisi su questo versante potrebbero essere la Francia e l'Italia. La Francia ha meno bisogno di metano perché copre gran parte del suo fabbisogno energetico con il nucleare e con i riscaldamenti elettrici, ma proprio in questo periodo ha gli stoccaggi di gas semivuoti. È quanto emerge dal rapporto previsionale sull'inverno 2013-2014 presentato la settimana scorsa dagli operatori francesi dell'elettricità e del gas.

Quanto ai nostri stoccaggi lo scenario problematico è stato disegnato dagli analisti già nei mesi scorsi. La disponibilità di gas sui mercati spot a prezzi mediamente inferiori a quelli degli approvvigionamenti a lungo termine ha frenato gli acquisti estivi che tradizionalmente servono per riempire gli stoccaggi per l'inverno. E così non tutta la capacità di stoccaggio messa a disposizione da Snam è stata coperta.

L'ultimo dato ufficiale diffuso da Snam-Stogit è del 4 novembre: a fronte di 11,4 miliardi di metri cubi disponibili sono stati conferiti 9,9 miliardi di metri cubi, quasi 1 miliardo in meno rispetto alla capacità conferita lo scorso anno che aveva coperto integralmente le quantità allora disponibili. Abbastanza per farci stare tranquilli? Fino a un certo punto. Proprio questa considerazione fa dire agli esperti che il sistema potrebbe effettivamente mantenersi in equilibrio, sino alla prossima primavera. Ma solo se alla crisi libica non si sommeranno altri incidenti, anche momentanei.

Le falle degli altri
L'import dalla Norvegia e dall'Algeria, le altre due tradizionali fonti di importazione metanifera per l'Italia? Sulla Norvegia dobbiamo far conto sempre di meno. I suoi giacimenti si stanno esaurendo e sono negli ultimi mesi ha ridotto le proprie forniture del 7%, come sottolineano gli analisti di Quotidiano Energia. Che puntano l'indice anche sulle riduzioni complessive degli afflussi dall'Algeria: -16%. Ed è ben noto quale sia il groviglio di incognite sulla situazione politica interna del paese nordafricano, con le ripercussioni sulle forniture che nell'ultimo biennio ci hanno fatto tremare più volte.

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