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Questo articolo è stato pubblicato il 05 dicembre 2013 alle ore 12:58.
L'ultima modifica è del 05 dicembre 2013 alle ore 13:22.

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Le condizioni dei detenuti in Italia
E' del 1947 il Regolamento di igiene ed edilizia delle strutture ad uso collettivo: le celle singole, secondo l'Osservatorio permanente sulle morti in carcere, sono di 8 metri quadrati più 4 per il bagno annesso, spazi che oggi vengono utilizzati per la detenzione di due o tre persone che sono coinquilini di cella. Per questo motivo l'Italia ha subito condanne da parte della Corte dei diritti umani di Strasburgo: è impossibile, infatti, per i condannati all'ergastolo applicare l'articolo 22 del Codice penale che prevede l'isolamento notturno, e il lavoro per i carcerati previsto dall'articolo 22 della legge 354/75 è solo una rara applicazione per poche centinaie di detenuti a fronte dei 30 mila che hanno una condanna definitiva.

Inoltre, negli ultimi quarant'anni la popolazione carceraria è aumentata almeno del doppio mentre le celle sono aumentate soltanto di 10 mila unità. Nel IX Rapporto "Senza dignità" dell'associazione Antigone si legge che un terzo dei detenuti rinchiusi nelle galere italiane ha commesso il reato di detenzione di droga e cioè circa 26 mila su 65 mila (da quando la sanità penitenziaria è passata dal Ministero della Giustizia a quello della Salute non sono più disponibili i dati sul numero dei tossicodipendenti in carcere) sono in cella in virtù della legge Fini-Giovanardi ai quali si aggiungono coloro che hanno commesso il reato di immigrazione secondo la legge Bossi-Fini e il decreto Maroni e coloro che affollano i penitenziari grazie alla ex Cirielli che diminuisce i tempi di prescrizione e ottiene un aumento del tasso di recidiva. Il 42% dei detenuti ha meno di 35 anni, il 26,1% è affetto da patologie psichiche, il 19,3% dell'apparato digerente e il 12,5% da malattie infettive e parassitarie. I dati più inquietanti riguardano il 32,2% dei detenuti che compie atti autolesionisti e il 12,3% che tenta il suicidio.

Il bollettino dei suicidi in carcere
I numeri riportati sui suicidi nelle carceri sembrano quelli riportati da un bollettino di guerra dove l'obiettivo principale è quello di spersonalizzare il nemico: l'ultimo detenuto che si è tolto la vita in carcere si chiama Federico Perna, un tossicodipendente di 28 anni ricorda la storia di Stefano Cucchi morto di carcere a 31 anni ma hanno un destino comune a molti che non si chiamano Ligresti. Il rapporto "Senza dignità", solo per fare qualche esempio, documenta 4 morti all'Opg di Barcellona Pozzo di Gotto (Me) di cui 2 suicidi; 4 al Regina Coeli di cui uno tunisino che si è impiccato con l'elastico della biancheria; un vecchio di 71 anni si è impiccato con il lenzuolo a Rebibbia complesso nuovo; mentre a Genova Marassi e Firenze Sollicciano vantano il primato dei decessi. L'inchiesta sul web "inside carceri" conta 400 ricorsi presentati alla Corte europea dei diritti dell'uomo a cui l'Italia dovrà rispondere per violazione dell'articolo 3 della Convenzione sulla tortura e i trattamenti inumani e degradanti.

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