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Questo articolo è stato pubblicato il 05 dicembre 2013 alle ore 10:11.
L'ultima modifica è del 05 dicembre 2013 alle ore 19:25.

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Il comitato ristretto in Senato
Ieri, a sorpresa, la commissione affari costituzionali del Senato aveva approvato la nascita di un comitato ristretto che dovrebbe occuparsi dell'esame della riforma elettorale. Il tutto dopo che lunedì, per mancanza di intesa tra le forze della maggioranza, era stata sconvocata la riunione della commissione affari costituzionali che avrebbe dovuto votare su un odg della Lega per il ritorno al Mattarellum.

Partiti scossi dalla bocciatura del Porcellum
La bocciatura del Porcellum da parte della Consulta nelle due componenti del premio di maggioranza e delle liste bloccate scuote Governo e partiti. Il ministro per le Riforme Gaetano Quagliariello spiega che l'Esecutivo presenterà «un minuto dopo» la nuova fiducia - il passaggio parlamentare sarà mercoledì della prossima settimana - un proprio disegno di legge per la riforma costituzionale sul funzionamento di Camera e Senato e la riduzione del numero dei parlamentari. Siamo pronti, aggiunge il ministro, anche a mettere in campo, se maggioranza e parlamento lo chiederanno, una proposta per una nuova legge elettorale. Nei giorni scorsi il ministro Franceschini ha anticipato che il governo potrebbe prendere una propria «iniziativa» se dovesse perdurare il «blocco» sulla legge elettorale, ma in ogni caso non sarebbe possibile un decreto legge su un tema così delicato.

Occhi puntati sulle primarie del Pd. Renzi: sorpreso dall'intervento
Ma la decisione della Corte costituzionale, in attesa della pubblicazione delle motivazioni della sentenza, chiama in causa in primo luogo i partiti. Gli occhi sono puntati sulle primarie del Pd, che si terranno domenica per scegliere il nuovo segretario del partito. Il candidato ad oggi favorito Matteo Renzi si dice «sorpreso dalla Consulta». «Non avevamo bisogno di una sentenza della Corte costituzionale per superare il Porcellum», chiosa. E assicura che il Pd «la legge la farà», ripartendo «dalla Camera». Letta e Renzi potrebbero trovare un accordo sul modello francese, che prevede un sistema maggioritario uninominale a doppio turno.

Speranza (Pd) apre al ritorno del Mattarellum
Una soluzione lontana da quel proporzionale con una preferenza che si è delineato dopo l'intervento dei giudici. «Noi abbiamo la nostra proposta: doppio turno e collegi. Ma se non raccoglieremo abbastanza consensi siamo pronti a ragionare sul mattarellum», apre il capogruppo del Pd alla Camera, Roberto Speranza. «Noi punteremo a una riforma che abbia due effetti combinati - avverte il segretario del Pd Guglielmo Epifani -: un'equa rappresentanza e contemporaneamente una chiara governabilità. Attorno a questi due capisaldi lavoreremo rapidamente, pancia a terra. Questo é il lavoro che da lunedì il nuovo segretario e il nuovo gruppo dirigente porterà avanti».

Calderoli: la mossa della Consulta spiazza Renzi, Berlusconi e Grillo
Roberto Calderoli, l'autore del Porcellum, considera l'intervento della Corte costituzionale «una decisione per far vivere il Governo Letta che, teoricamente, in assenza di una nuova legge elettorale, potrebbe pure superare il limite della legislatura: questo può capitare solo con lo stato di guerra - spiega durante la trasmissione Agorà -. Ed è incredibile che accadano cose del genere». Calderoli critica il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: «È evidente che c'è un presidente della Repubblica che non vuole il voto, ma vuole sostenere il governo Letta. Domenica ci sarebbero state le primarie con la presumibile vittoria di Renzi, che non vede l'ora invece di andare al voto: è chiaro che con questa mossa della Consulta si spiazza Renzi, si spiazza Berlusconi e si spiazza Grillo». Il leader di M5S spinge per andare alle elezioni recuperando la legge elettorale precedente, il Mattarellum.

L'Aula della Camera dice no alla proposta di calendarizzare la riforma
Nonostante l'intervento della Consulta, i partiti discutono. L'Aula della Camera aveva respinto stamattina la richiesta di M5S di convocare immediatamente una conferenza dei capigruppo per calendarizzare la riforma della legge elettorale.

Villarosa (M5s): deputati grillini pronti a dimettersi
Dopo il voto dell'emiciclo, che ha visto il voto contrario del Pd, tutti i deputati del M5S hanno abbandonato l'Aula in segno di protesta: sono pronti a dimettersi dalla Camera, assicura il capogruppo M5S Alessio Villarosa, parlando a Skytg24 in piazza Montecitorio.«Resta fermo che il parlamento può sempre approvare nuove leggi elettorali, secondo le proprie scelte politiche e nel rispetto dei principi costituzionali», si leggeva ieri in una nota della Consulta. Ma, a giudicare dalla temperatura registrata dal termometro politico nelle ultime ore, un'intesa appare ancora lontana.

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