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Questo articolo è stato pubblicato il 15 dicembre 2013 alle ore 08:45.

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Nella Roma del papa, l'arciconfraternita di San Giovanni Decollato era la compagnia di giustizia più prestigiosa della cattolicità. Per immaginarsela al l'opera bisognerebbe citare in lungo e in largo un trattato seicentesco di tale Pompeo Serni, che minutamente istruiva i confratelli sulle varie fasi del rituale. Limitiamoci alle disposizioni in materia di governo dei sensi del condannato durante la processione verso il luogo della messa a morte. Gli occhi, anzitutto: che unicamente dovevano guardare alla «tavoletta che se gli tiene innanzi», dovevano restare «fissi in Christo crocefisso». E poi le orecchie, e la lingua. Chiuse le orecchie alle voci della folla, non dovevano aprirsi che alle misericordiose parole dell'ultimo confortatore. Quanto alla lingua, «meglio sarà di tacere, e non dir altro se non che per l'anima sua, si dice un Pater et Ave Maria, persuadendolo a lasciare di dire ogni altra cosa, che a ogni modo, o non è intesa per il tumulto del popolo, o non serve per alcun buon effetto».
Al romano Campo de' Fiori, il 17 febbraio dell'anno santo 1600, Giordano Bruno venne arso vivo con la lingua bloccata da una mordacchia di cuoio: tanto la scena madre dell'esecuzione del reo teneva a escludere, nell'Italia della Controriforma, la possibilità stessa di parole dissonanti dal discorso devoto. Ma oltre un secolo e mezzo più tardi, e nella Milano dei Lumi, un uomo aperto come Pietro Verri ancora poteva deprecare lo «scandalo insigne» per cui Carlo Sala – il volterriano sacrilego – aveva respinto l'opera di misericordia dei confratelli meneghini di San Giovanni Decollato salendo al patibolo da miscredente. Eppure, era il medesimo Pietro Verri che pochi anni prima aveva consigliato l'amico Cesare Beccaria, o addirittura ne aveva retto la penna mentre questi vergava il testo che avrebbe finito per cambiare tutto: il libro Dei delitti e delle pene.
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il libro
L'ultimo libro dello storico Adriano Prosperi, Delitto e perdono. La pena di morte nell'orizzonte mentale dell'Europa cristiana, XIV-XVIII secolo, è stato appena pubblicato da Einaudi, Torino (pagg. 578, € 35,00). Adriano Prosperi (1939) è professore emerito di Storia moderna presso la Scuola Normale Superiore di Pisa.

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