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Questo articolo è stato pubblicato il 31 dicembre 2013 alle ore 10:12.
L'ultima modifica è del 19 giugno 2014 alle ore 11:16.

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. Nel citato programma non si tratta invece esplicitamente di Europa 2020, di Horizon 2020, del Quadro Finanziario Poliennale 2014-2020. Cioè di quelle azioni europee dirette soprattutto all'economia reale. Si dirà sono programmi noti ma a nostro avviso ciò non può bastare.
Bisogna allora ripartire dai Trattati Europei perché lì si trovano gli orientamenti e gli obiettivi di cui la Uem e la Ue hanno bisogno con riferimento all'economia reale e sociale. Tra i molti noi privilegiamo l'art, 3 (della versione consolidata) la cui incisività merita una citazione testuale «…..L'Unione instaura un mercato interno. Si adopera per lo sviluppo sostenibile dell'Europa basato su una crescita economica equilibrata e sulla stabilità dei prezzi, su una economia sociale di mercato fortemente competitiva che mira alla piena occupazione e al progresso sociale e su un elevato livello di tutela e di qualità dell'ambiente. Essa promuove il progresso scientifico e tecnologico…. Essa promuove la coesione economica,sociale e territoriale, e la solidarietà tra gli Stati membri….».

Europa 2020 e Qfp. Molti di questi obiettivi si trovano nella «Strategia Europa 2020» approvata nel 2010 dalle Istituzioni Europee con tre priorità: quella di una crescita intelligente per una economia centrata sulla conoscenza e sull'innovazione; quella di una crescita sostenibile per un'economia più efficiente in termini di uso delle risorse (e della loro eco-compatibilità) e più competitiva; quella di crescita inclusiva per un'economia con un alto tasso di occupazione per la coesione sociale e territoriale. Queste priorità sono state declinate in obiettivi quantitativi che servono anche per controllare l'avvicinamento alle stesse dei singoli Paesi che verranno monitorati dalle tre principali Istituzioni europee(Commissione, Consiglio, Parlamento).
A questi fini è fondamentale il coordinamento con le risorse di circa 950 miliardi di Euro del Quadro Finanziario Poliennale (Qfp) 2014-2020 la cui flessibilità per capitoli e tempi di spesa andrebbe utilizzata al massimo per le tre citate priorità evitando i pericoli di una distribuzione che soddisfi solo proteste o pretese di Paesi e di settori.

Industria e innovazione. È questa una delle priorità su cui soffermarsi perché qui è il centro dell'economia reale in uno con quello dell'occupazione e delle risorse umane. Europa 2020 trova su queste "2i" (alle quali va sempre affiancata la terza "i" delle infrastrutture Trans-Europee) una importante integrazione.
Si tratta del programma presentato nell'ottobre del 2012 dalla Commissione «Per un'industria europea più forte» che arrivi 20% del Pil europeo (dall'attuale 16%) entro il 2020. L'industria europea, pur essendo leader mondiale in vari settori, è infatti attaccata su due fronti: quello della crisi che ha pesantemente ridotto la sua produzione e la sua occupazione; quello della crescente forza industriale dell'Asia e degli Usa che si stanno re-industrializzando anche con il rientro di imprese che avevano delocalizzato. Tutto ciò si connette anche alla velocità della innovazione e della tecno-scienza tanto che ormai si parla di una nuova rivoluzione industriale: quella del XXI° secolo basata su nuovi processi e prodotti, su una loro riconfigurazione ecocompatibile, su una accelerazione delle Ict, su crescenti qualificazioni delle risorse umane. Importante per le 2i sarà anche la connessione con il programma Horizon 2020 che dispone di 75 miliardi di fondi Europei e che deve combinare eccellenza scientifica e innovazione industriale. Le risorse finanziarie per l'economia reale hanno anche varie possibilità moltiplicative tra le quali spiccano quelle della Bei.

In Conclusione. Il primo Consiglio Europeo del 2014 sarà dedicato all'industria ed è interesse della Uem e della Ue che con questo vertice dei Capi di Stato o di Governo il nuovo anno possa diventare quello dedicato all'economia reale di cui l'industria, nei suoi molti settori e per la sua integrazione con i servizi, rimane il centro.
Non sappiamo se si andrà verso un "Industrial compact" come richiesto anche dall'incontro della Confindustria italiana e quella tedesca (BdI) in ottobre. Siamo però convinti che l'Italia, anche in vista del suo semestre di presidenza europea, debba puntare molto in questa direzione dove ha interessi analoghi (una volta tanto) a quelli della Germania e a quelli di gran parte dell'Europa continentale.

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