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Questo articolo è stato pubblicato il 23 gennaio 2014 alle ore 11:18.
L'ultima modifica è del 23 gennaio 2014 alle ore 14:48.

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Niccolò Ghedini e Silvio Berlusconi (LaPresse)Niccolò Ghedini e Silvio Berlusconi (LaPresse)

Per le olgettine che hanno partecipato alla riunione del 15 gennaio, i giudici ipotizzavano anche il reato di falsa tesimonianza: si tratta, in tutto, di 19 ragazze. Stessa ipotesi di reato veniva ipotizzata per altri dieci testimoni che avrebbero detto il falso ma che non erano presenti il 15 gennaio 2011, tra i quali Mariano Apicella, Carlo Rossella, Giorgio Puricelli e la stessa Ruby.

Tra gli indagati figura anche l'ex avvocato della ragazza marocchina, Luca Giuliante, il quale convocò Ruby la notte tra il 6 e il 7 ottobre 2010 per sapere cosa aveva riferito ai magistrati che l'avevano interrogata. l'inchiesta era allora solo all'inizio. «Dopo l'"interrogatorio" - scrivevano i giudici nelle motivazioni - Giuliante ne rivelava il contenuto a Berlusconi, il quale a sua volta rendeva partecipi delle notizie apprese vari personaggi del suo entourage». Nei confornti di Giuliante i giudici hanno ipotizzato il reato previsto dall'articolo 379 bis del codice penale, cioé la rivelazione di segreti inerenti a un procedimento penale, in concorso con la stessa Ruby.

Anche i giudici che hanno condannato l'ex premier nel processo principale avevano denunciato la «capacità a delinquere» di Berlusconi «desunta dalla condotta susseguente ai reati, consistita nell'attività sistematica di inquinamento probatorio a partire dal 6 ottobre 2010, attuata anche corrispondendo a El Marhoug Karima e ad alcune testimoni ingenti somme di denaro». I giudici avevano sottolineato che gran parte dei testimoni avrebbe detto il falso in aula negando la natura sessuale delle serate di Arcore. Nella sentenza si parlava di «deposizioni compiacenti» anche per i «vantaggi economici e di carriera» garantiti loro da Berlusconi, il quale ha continuato a versare alle olgettine 2.500 euro al mese (almeno fino a poco tempo fa).

L'inchiesta è stata assegnata al procuratore aggiunto Pietro Forno (che ha rappresentato l'accusa nel processo Ruby-bis) e al sostituto procuratore Luca Gaglio. Il procuratore aggiunto Ilda Boccassini non seguirà l'inchiesta perché, ha precisato Bruti Liberati, «mi ha segnalato che ha altri impegni più pressanti in questo momento». Il procuratore ha anche aggiunto di non credere che ci siano ragioni per procedere con rito immediato.

Una prima presa di posizione all'avvio dell'inchiesta arriva da Ghedini e Longo, secondo i quali «in relazione alla notizia della nostra avvenuta iscrizione nel registro degli indagati nel procedimento cosiddetto Ruby ter, si deve osservare che si tratta di un atto dovuto in relazione alle indicazioni prospettate nel processo cosiddetto Ruby bis. È auspicabile che la procura - aggiungono i due legali -, che nulla aveva rilevato di antigiuridico nel corso dei dibattimenti, voglia procedere a una rapida valutazione del materiale in atti da cui non potrà che derivare una richiesta di archiviazione».

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