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Questo articolo è stato pubblicato il 28 gennaio 2014 alle ore 06:44.
L'ultima modifica è del 18 settembre 2014 alle ore 12:17.

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LIVORNO - Suona come una beffa, in cui il tempo ha giocato un ruolo strategico: ci sono voluti 11 anni per completare l'iter autorizzativo, ma ora che è entrato in funzione (dal 20 dicembre scorso) il rigassificatore offshore al largo della costa di Livorno è fermo per mancanza di domanda. Nessun contratto di fornitura è ancora stato stipulato dalla società Olt per accogliere il gas liquido (Gnl) trasportato da navi metaniere, e trasformarlo allo stato gassoso prima di pomparlo nella conduttura allacciata alla rete nazionale di Snam.

Gli unici carichi di Gnl arrivati al terminale galleggiante (nato dalla modifica di una nave metaniera, la Golar Frost, e con una capacità di rigassificazione di 3,75 miliardi di metri cubi l'anno, circa il 4% dei consumi nazionali) sono i quattro utilizzati nella fase di test e collaudo dell'impianto, finanziati dalla stessa Olt-Offshore Lng Toscana, controllata dalla tedesca E.on e dal gruppo multiutility Iren (46,79% a testa). «La domanda di gas è molto bassa rispetto alle disponibilità – spiegano da Olt – e per il Gnl in particolare i prezzi di acquisto oggi sono molto alti per l'elevata domanda del mercato asiatico e sudamericano».

Alla debolezza della domanda si sommano, secondo Olt, le limitazioni all'attracco di navi da scarico, oggi con una capacità da 65mila a 138 mila metri cubi di Gnl. «È in fase conclusiva il processo autorizzativo per la ricezione di navi con capacità fino a 155.000 mc», afferma la società precisando che questo «permetterà al terminale Olt di ricevere il 78% dell'intera flotta delle navi metaniere attualmente in servizio» consentendo «a tutti gli operatori di cogliere le opportunità del mercato che interesseranno l'area del Mediterraneo nei prossimi anni». La previsione è dunque di un decollo dell'attività commerciale nei prossimi mesi. Nel frattempo Olt ha chiesto il rientro all'interno del sistema regolato (rimborsi garantiti da un'addizionale sulle tariffe dei consumatori) in cambio dell'obbligo di aprire la struttura agli altri operatori, appellandosi alla strategia energetica nazionale delineata dal ministero dello Sviluppo economico. E per aggirare lo scontro giudiziario apertosi sul punto con l'Authority dell'energia, Olt ha chiesto direttamente al ministero dello Sviluppo economico di inserire il rigassificatore livornese tra le opere energetiche di interesse strategico nazionale (il decreto è atteso tra breve). A complicare un quadro nebuloso si sono aggiunte le accuse del socio di minoranza Belleli (secondo cui la richiesta di rientro nel mercato regolato nasconderebbe "mancanze gestionali" di Olt) e l'intenzione del socio forte E.on di dismettere le attività italiane.

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