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Questo articolo è stato pubblicato il 11 febbraio 2014 alle ore 09:58.
L'ultima modifica è del 11 febbraio 2014 alle ore 18:07.

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La manifestazione dell'Esercito di Silvio
Domani alle 18 «abbiamo deciso di portare una rappresentanza dell'Esercito di Silvio davanti al Quirinale per chiedere con forza che Napolitano ora dica la verità!». Lo annuncia Simone Furlan che ha chiesto anche al Capo dello Stato «di ricevere una nostra delegazione per ascoltare le istanze di quel popolo da lui totalmente ignorato».

Prodi: incontrai Monti ma nessun cenno a capo dello Stato
Sulla ricostruzione dei contatti Napolitano-Monti per la sostituzione di Silvio Berlusconi alla guida del Governo, contenuta nel libro di Friedman, interviene anche l'ex presidente del Consiglio Romano Prodi. «Con riferimento alle polemiche attorno a presunte rivelazioni di Alan Friedman - afferma in una nota -, confermo di avere incontrato Mario Monti, di avere avuto un colloquio con lui e di avere pronunciato le esatte parole che lo stesso giornalista mi attribuisce ("Mario non puoi far nulla per diventare presidente del Consiglio, se te lo offrono non puoi dire di no per cui una persona più felice di te non ci può essere al mondo2). Ma nel corso di quel colloquio non ci fu alcun riferimento al Presidente Napolitano».

Monti: non ho parlato delle conversazioni con Napolitano
«È assurdo ritenere che io abbia detto a Carlo De Benedetti o a Romano Prodi i dettagli di mie conversazioni riservate con Giorgio Napolitano». L'ex presidente del Consiglio Mario Monti, ospite in mattinata della trasmissione Omnibus di La 7, torna sulla ricostruzione degli ultimi mesi del governo Berlusconi.

L'ex premier: decine di persone chiesero mio impegno
«Avevo avuto all'epoca, tra giugno e luglio 2011, colloqui con il Capo dello Stato che mi aveva fatto capire che forse mi avrebbe chiesto una mia disponibilità in caso di bisogno», racconta poi il senatore a vita, in un'intervista ad Agorà, andata in onda questa mattina su Rai Tre. «Io avrei considerato irresponsabile un presidente della Repubblica che si mettesse nello studio del Quirinale a riflettere: vediamo un pò chi può essere a guidare il governo il giorno dopo che il presidente del consiglio uscente ha rassegnato le sue dimissioni; questo mi sembrerebbe un modo irresponsabile di assolvere ai compiti di un Capo dello Stato. Le persone che in quei mesi mi chiedevano se ero disposto a impegnarmi erano decine e decine».

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