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Questo articolo è stato pubblicato il 21 febbraio 2014 alle ore 14:36.

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(Corbis)(Corbis)

Il sessismo esiste anche nei consessi della scienza, laddove proprio perché di scienza si tratta il pregiudizio non dovrebbe esistere: per nessuna ragione al mondo. Evidentemente non è così se, esasperate dalla lettura del programma di un convegno sulla chimica quantistica, tenutosi nei giorni scorsi a Pechino, tre ricercatrici universitarie, (giustamente) infuriate come Erinni, hanno lanciato una petizione sul sito Change.org "Stop gender discrimination in science"ne è il titolo.

"It happened again" inizia il testo che porta la firma di Laura Gagliardi, docente all'università del Minnesota, accademicamente cresciuta, però, all'Ateneo di Bologna.
Secondo Gagliardi e le colleghe Emily Carter di Princeton e Anna Krylov della South California, il solo fatto di essere nata donna pregiudica l'invito a convegni di respiro internazionale. Esasperate, quindi, le tre hanno pensato di chiedere il sostegno del mondo, non solo quello accademico, affinché mai più il sesso di nascita sia strumento di esclusione.

Il convegno cinese il cui programma ha fatto saltare sulle seggiole le tre donne prevedeva l'intervento di 24 relatori: tutti uomini. Ora, la chimica quantistica di cui a Pechino si discuteva nel XV congresso internazionale, non è studiata solo dai maschi: sono oltre 300, segnalano Gagliardi, Carter e Krylov, le ricercatrici di chimica teoretica (da cui discende la branca quantistica), sia nel settore accademico sia in quello industriale, di livello internazionale, alcune delle quali molto più riconosciute di tanti uomini invitati a parlare a queste conferenze".

Morale, per modo di dire: frustrate per questa "pratica da biasimare, che speravamo fosse diventata obsoleta tanto tempo fa" le tre scienziate che hanno lanciato la protesta planetaria che, in poche ore ha già ottenuto quasi 1200 firme. Tra queste anche quella del Prorettore dell'Università di Bologna Dario Braga che, pur specificando di avere sottoscritto la petizione a titolo personale, ammette: "se a un convegno scientifico gli speaker sono tutti uomini, c'è qualcosa che non va". Dal canto loro gli organizzatori del congresso hanno fatto sapere di avere invitato una donna tra i relatori ma di non avere ricevuto nessuna risposta. Anche ammesso che sia così una donna su 300 che operano nel settore di nicchia della chimica quantistica e su 24 relatori chiamati a parlare, è francamente un po' poco per non far pensare a una discriminazione sessuale fatta, finita e mai abbastanza deprecata.

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