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Questo articolo è stato pubblicato il 22 febbraio 2014 alle ore 08:17.
L'ultima modifica è del 23 marzo 2015 alle ore 21:08.

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«Una forma di finanziamento occulto a un partito», attraverso un Telemarketing politico «che ha portato un'utilità economicamente apprezzabile al gruppo di riferimento (Pdl) di Renata Polverini e Gianni Alemanno», ritenuto il "regista dell'operazione".
L'analisi è del giudice per le indagini preliminari di Roma, Costantino De Robbio, che ha accolto le richieste del procuratore capo Giuseppe Pignatone e del sostituto Paolo Ielo, mandando agli arresti domiciliari Fabio Ulissi, stretto collaboratore dell'ex primo cittadino di Roma, e Giuseppe Verardi, ex manager di Accenture spa, la società di consulenze finita vittima di un "sistema" caratterizzato da un supposto finanziamento illecito e da un giro di fatture false per complessivi 520mila.

Nel registro degli indagati sono finiti anche i due politici, accusati esclusivamente per la prima ipotesi di reato. Secondo il capo d'imputazione, Verardi e i dirigenti di Accenture Luca Ceriani e Angelo Italiano, «attraverso Ulissi, che agiva in accordo con Alemanno, erogavano a Polverini e a Alemanno, una utilità non inferire a 30mila euro, pari al valore dell'attività di Telemarketing politico per la campagna elettorale di Renata Polverini del 2010, materialmente pagata da Accenture spa e materialmente realizzata dalla Coesis (società di call center, ndr), senza deliberazione dell'organo sociale competente e senza l'iscrizione della erogazione a bilancio. Organi societari di Accenture indotti in errore».

L'inchiesta parte da un'accurata denuncia presentata dall'amministratore delegato di Accenture, Fabio Benasso, il quale ha allegato anche un'inchiesta interna che ha fatto luce sulla vicenda. Il resto è stato svelato dagli investigatori, che hanno passato al setaccio incartamenti societari, scoprendo che l'ipotizzata operazione di Telemarketing politico – celata con l'oggetto "sondaggio percezione qualità servizi scolastici" – era stata ideata da Alemanno in un incontro in uno studio di fisioterapia. Così, dalla società Coesis partono ben 50mila telefonate ai cittadini del Lazio, «il che significa – scrive il gip – che se anche uno solo su dieci aderiva al messaggio del Telemarketing, la candidata riceveva 5mila voti, ordine di grandezza che poteva certamente fare la differenza in termini di elezione, come poi effettivamente è successo».

«Si trattava di un'attività il cui fine – ha messo a verbale il dirigente Coesis, Roberto Seminati – era quello di sostenere la candidata Polverini in quanto lei si presentava con una lista diversa dal Pdl e tale informazione doveva essere veicolata ai cittadini... quindi non era un'attività di ricerca ma di marketing vero e proprio a favore della lista Polverini». Un'attività, ha aggiunto l'altro dirigente Alessandro Amadori, «cosiddetta "sottovoto", cioè volta ad aumentare la possibilità di voto a favore della candidata nei giorni immediatamente precedenti alle elezioni... la finalità del progetto richiestoci da Accenture era far vincere le elezioni alla Polverini... il Telemarketing è un vero e proprio spot pubblicitario, in questo caso a favore della Polverini».

Altra ipotesi di reato riguarda un supposto giro di fatture fasulle. Gli investigatori ne hanno contate otto emesse dalla società High Value verso Accenture per 287mila 980 euro e undici da Accenture verso High Value. Secondo il gip, «Verardi in considerazione del ruolo apicale nella società», avrebbe avuto un «interesse diretto nella creazione di provviste extracontabili per i rapporti con il Comune di Roma», allora alla guida di Alemanno. «Ho appreso dalle agenzie di stampa la notizia di questa indagine - ha commentato l'ex primo cittadino di Roma -. Non so assolutamente nulla di queste vicende né, tantomeno, mi sono occupato del finanziamento della campagna elettorale per le elezioni regionali del 2010. Attendo quindi con fiducia gli sviluppi del lavoro della magistratura che confermeranno la mia estraneità a ogni addebito». Gli fa eco la Polverini: «Apprendo di un'inchiesta avviata un anno fa per finanziamento illecito ai partiti e che riguarda persone che non conosco. Ho completa fiducia nella magistratura e sono sicuro che, se c'è un'indagine, verrà provata la mia estraneità ai fatti».

L'ipotesi di reato
Un'operazione di telemarketing politico, celata da un falso sondaggio, svolta nel 2010, in prossimità delle elezioni regionali del Lazio. I protagonisti, secondo i pm Paolo Ielo e Mario Palazzi, sono l'ex sindaco di Roma Gianni Alemanno e l'ex governatore Renata Polverini. Entrambi indagati dalla procura di Roma per finanziamento illecito ad un politico nel quadro di accertamenti su una provvista da 30mila euro commissionata dalla società di consulenza "Accenture" alla Coesis a favore del listino dell'ex presidente della Regione Lazi. Per questa vicenda sono finiti agli arresti domiciliari Fabio Ulissi, storico collaboratore dell'ex sindaco, e Giuseppe Verardi, ex manager della "Accenture". Per il gip Costantino De Robbi "regista dell'operazione" sarebbe stato Alemanno
Le reazioni
«Sono sicura che, se c'è una indagine, verrà provata la mia estraneità ai fatti» ha commentato Polverini. Alemanno rivendica la propria «estraneità a ogni addebito»

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