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Questo articolo è stato pubblicato il 27 febbraio 2014 alle ore 06:41.

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Una cosa accomuna in questo momento Russia e Ucraina: le difficoltà in cui si dibattono le rispettive valute, grivna e rublo, colpite da un'unica crisi sui due fronti opposti. La caduta libera del rublo aggrava il malumore di Vladimir Putin, e nello stesso tempo la sua decisione di mettere in allerta due distretti militari ha alzato ulteriormente la tensione, peggiorando ancor più le cose sui mercati valutari. Anche se l'Ucraina è soltanto una delle cause della caduta del rublo, accanto alle incertezze politiche interne russe, la fuga di capitali e le difficoltà dei Paesi emergenti. Fattori che insieme hanno condotto ieri il rublo ai minimi da cinque anni, 49,45 rubli sull'euro.
Dall'altra parte della barricata, le riserve in valuta della Banca centrale ucraina (Nbu) sono scese a 15 miliardi di dollari, sacrificate in questi mesi nel nome della stabilità della grivna. La Nbu ha rinunciato a intervenire in difesa di un tasso di cambio che, soltanto ieri, ha visto la moneta ucraina perdere il 4% del proprio valore sul dollaro, il 20% in un anno. Dieci grivne contro un dollaro. Le casse dello Stato, avvertono i nuovi dirigenti, non hanno denaro sufficiente a pagare stipendi, pensioni e forniture di gas russo. L'incertezza politica, accrescendo la diffidenza degli investitori, si unisce al crollo della grivna contribuendo ad aumentare ulteriormente il costo del debito, interno ed estero.
Il timore di vedere il Paese scivolare in bancarotta ha spinto la Banca centrale a ufficializzare ieri l'invito al Fondo monetario internazionale a preparare un piano di aiuti in risposta al programma anticrisi che, assicura il nuovo governatore Stepan Kubiv, sarà pronto in tempi brevissimi, addirittura entro pochi giorni.
Alla richiesta di Kiev l'Fmi risponderà inviando una missione in Ucraina, e come ha detto il vicesegretario di Stato William Burns, un gruppo di esperti finanziari americani è già al lavoro a Kiev per dare la propria consulenza. Il passaggio da un tasso di cambio fisso a una gestione flessibile, come ha ricordato ieri il responsabile delle relazioni internazionali della Banca centrale Sergiy Kruglyk, è una delle grandi richieste del Fondo. Ma un piano di aiuti consistente concordato dai donatori internazionali è poco probabile prima dell'insediamento di un governo.
La Russia intanto cerca di blindarsi per evitare ulteriori contagi dalla crisi. La Vneshtorgbank, seconda banca del Paese, ha deciso di bloccare la concessione di nuovi prestiti a imprese e persone fisiche in Ucraina. «È troppo difficile stimare i rischi in questo momento», ha spiegato il chief executive Andrej Kostin. Vtb è tra le banche russe maggiormente esposte - insieme a Sberbank, Veb e a Gazprombank - per una somma stimata da Kostin attorno ai 28 miliardi di dollari. Ed è di 560 milioni l'esposizione di Vtb, in buona parte con grosse imprese esportatrici. Kostin ha aggiunto che Vtb intende restare in Ucraina nel lungo termine: «Speriamo - ha concluso - che la situazione si stabilizzi presto».
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