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Questo articolo è stato pubblicato il 12 marzo 2014 alle ore 08:18.
L'ultima modifica è del 12 marzo 2014 alle ore 15:52.

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Occhi puntati sul passaggio in Senato
Nei quattro giorni di votazioni e stop and go alla Camera, del resto, non sono mancate tensioni e spaccature interne ai due partiti maggiori che sostengono l'Italicum, Pd e Forza Italia. Dopo aver incassato ieri il via libera al nocciolo duro dell'Italicum - doppio turno di coalizione, premio di maggioranza al 15%, soglie di sbarramento ed esclusione del Senato dalla riforma - il pensiero di democratici, Forza Italia e Ncd corre ora al Senato: il rischio che in questo secondo passaggio parlamentare possa continuare il braccio di ferro su alternanza di genere e preferenze è dietro l'angolo. A palazzo Madama i numeri della maggioranza assieme a Forza Italia sono più risicati, anche se non c'é l'incognita del voto segreto.

L'assemblea con i deputati del Pd
Che la strada non sia in discesa lo dimostra la giornata politicamente convulsa di ieri, con il presidente del Consiglio che in un'assemblea con i deputati Pd nella sede romana del partito, prima dell'inizio dei lavori dell'Aula, ha difeso le sue ultime mosse, a cominciare dallo stop all'introduzione nell'Italicum di norme che tutelassero la parità di genere, e ha lanciato un messaggio chiaro alla minoranza del partito: chiunque avesse deciso di non votare la legge elettorale, avrebbe dovuto spiegare le sue ragioni agli elettori. I toni della discussione sono stati spesso accesi. Alla fine il governo è riuscito a portare a casa i pilastri della sua proposta, anche se l'operazione non è stata indolore. In occasione della votazione sull'emendamento La Russa (Fdi) che introduceva le preferenze, il superamento delle liste bloccate è stato scongiurato da una manciata di voti: appena 35 (299 no, 264 sì e un astenuto).

Il contributo di ministri e sottosegretari a difesa dell'Italicum
Di fronte a questa situazione di frattura all'interno del Pd, il governo ha scelto di metterci la faccia, con l'arrivo in Aula di ministri e ben 11 sottosegretari a garantire i voti necessari.Il contributo è risultato risolutivo in occasione della votazione sull'ultimo emendamento, quello sulla doppia preferenza di genere: non é stato approvato per soli 20 voti. Oggi si chiude il primo tempo della partita. Renzi e Berlusconi serrano i ranghi ma l'Italicum rimane comunque a rischio imboscate.

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