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Questo articolo è stato pubblicato il 12 marzo 2014 alle ore 06:41.
L'ultima modifica è del 12 marzo 2014 alle ore 06:54.

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Il piano al 2018
Considerato che l'Italia resta il mercato più faticoso per UniCredit, in questo dato, in fondo, c'è la base del nuovo piano quinquennale, basato – come anticipato da Il Sole 24 Ore nei giorni scorsi – su tre pilastri: il rilancio del retail attraverso il riassetto della rete e la multicanalità, il credito alle imprese, la gestione dei crediti problematici. Su quest'ultimo versante, una novità di rilievo: la creazione in Italia di una non core division dove 87 miliardi di bad loans (il 33% però ancora in bonis) saranno affidati alle cure di 1.100 funzionari specializzati, smaltirne il 63% entro fine 2018, attraverso il recupero delle posizioni migliori e la cessione di portafogli deteriorati. In cantiere, però, c'è anche la quotazione di Fineco, l'internet bank del gruppo. Al riguardo, Ghizzoni si è limitato a dire che sul mercato «tra giugno e luglio» finirà una quota di minoranza; se per Uccmb si va verso la cessione, il ceo ha fatto intendere che anche altri asset potrebbero essere oggetto di valorizzazione, e qui i "sospetti" si concentrano in particolare su Pioneer.
Il credito alle imprese
Capitolo a parte, il credito. «Se gli accantonamenti sui crediti portano il cash covered ratio al 52%, in linea con i principali istituti europei, le basi dell'istituto sono solide e dovrebbero consentire un'offerta di credito in linea con le richieste dell'economia reale in Italia e in Europa», ha detto ieri il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, e in effetti scorrendo il piano del gruppo a emergere è un trend chiaramente al rialzo: di qui al 2018 si punta a una crescita media degli impieghi del 4,5%, per un ammontare complessivo vicino agli 80 miliardi di nuovo credito. «Vogliamo crescere, sia in termini di volumi che di quote di mercato», assicura Ghizzoni parlando dell'Italia, aggiungendo che «i mutui stanno andando benissimo».
L'Ucraina e l'Est Europa
Notizie meno buone, invece, dall'Ucraina, dove UniCredit ha spesato nel quarto trimestre del 2013 oneri per 600 milioni, relative alla controllata Ukrsotsbank. Riclassificata tra le partecipazioni disponibili per la vendita, sulla banca, ha detto Ghizzoni, «le negoziazioni sono in corso». Anche se il manager non ha nascosto che, a causa della situazione geopolitica, il momento non è propizio: «Per il timing, il periodo non è facile».
@marcoferrando77
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GLI INDICATORI DELL'ISTITUTO ITALIANO
SVALUTAZIONE AVVIAMENTI
La svalutazione degli avviamenti riguarda l'Italia, per complessivi 4 miliardi di euro, e in misura minore l'Europa centro orientale per 2,2 miliardi di euro. A spingere i vertici di UniCredit verso questi goodwill impairment sono sia gli scenari macro futuri che le novità sotto il profilo regolamentare.
REDDITIVITÀ OPERATIVA
I vertici di Unicredit prevedono un rapido incremento della redditività operativa (Rote, return on tangible equity) nei prossimi anni. Dal 2% dello scorso anno si dovrebbe passare all'8% del 2016 fino addirittura al 13% del 2018 con un incremento, nell'arco di 5 anni, di 11 punti percentuali.

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