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Questo articolo è stato pubblicato il 19 marzo 2014 alle ore 20:12.
L'ultima modifica è del 19 marzo 2014 alle ore 20:19.

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Bene, questo è lo scenario nel quale ci muoviamo.

Possiamo parlare di crisi e competitività? Sì, ma dobbiamo farlo partendo da questo. Possiamo parlare dei conti pubblici? Sì, ma dobbiamo farlo partendo da questo sguardo. E anche la discussione europea, o meglio la discussione di politica estera, che in qualche modo classicamente torna oggetto della discussione all'interno delle istituzioni italiane o europee, è un paletto che dobbiamo utilizzare e avere come riferimento partendo da questo sguardo: lottare contro una Europa che sia semplicemente espressione della tecnocrazia e della burocrazia e fare dell'Europa, riprendere quello sguardo profondamente alto e ideale che l'Unione europea aveva avuto nel sogno dei padri fondatori e nel sogno dei Paesi fondatori, tra cui l'Italia.

Se questo è lo scenario, noi parteciperemo ai lavori del Consiglio europeo incentrando naturalmente l'attenzione sul tema della competitività industriale, è stato anche oggetto in particolar modo del bilaterale, del summit governativo con il Governo tedesco, prendendo atto che in questi anni la crisi dell'Europa, rispetto ai modelli internazionali e rispetto in particolar modo alla crescita dei cosiddetti Paesi emergenti, è sotto gli occhi di tutti, e il tema della competitività non si pone soltanto nel nostro Paese, si pone anche nel nostro Paese, per alcuni aspetti soprattutto nel nostro Paese, e si pone dapprima che vi fosse la crisi di finanziaria del 2008.

Chi di noi ricorda la copertina dell'Economist in cui l'Italia era vista come il vero malato d'Europa perché da quindici anni non cresceva, prima che scoppiasse la crisi finanziaria sa che questo tema è un tema oggetto della discussione da molti anni, non da ieri. Questo è un passaggio molto importante, ma il passaggio sulla competitività dell'Europa dobbiamo farlo avendo chiaro che la cornice internazionale nella quale ci muoviamo è una cornice che ha bisogno di un'Europa che torni a fare l'Europa, che torni a fare il suo mestiere di guida, almeno dal punto di vista ideale, valoriale, quello a cui ci richiamava il Presidente Lula nell'incontro che ho appena ricordato.

Il tema della competitività industriale, per quello che ci riguarda, sarà inserito all'interno di quello che è stato definito il «Progetto sul rinascimento industriale europeo» anche nel corso dell'incontro del G2G con i tedeschi, ma che pone per la prima volta un'interessante innovazione di metodo di cui credo sia giusto non porre a conoscenza il Parlamento, che lo sa sicuramente, ma che vede per la prima volta la competitività industriale inserita all'interno di un ragionamento che comprenda l'energia – con tutti i problemi ad esso collegati, e vista sia come costo sia come impiego efficiente delle risorse – e l'occupazione non inseriti quindi in un quadro intersettoriale, ma in un quadro complessivo, unitario. In questo senso, in particolar modo la relazione «Clima, energia, competitività», che vede oggi oggettivamente una divisione all'interno dei ventotto, e noi siamo tra i Paesi che spingono per un livello più avanzato, ma c'è oggettivamente una divisione in due, almeno in due, su questo specifico settore, bene questo tema sarà poi oggetto della discussione ovviamente in sede del semestre europeo, anche approfittando del summit di settembre delle Nazioni Unite e, per quello che ci riguarda, immaginando un percorso che possa vedere nel 2015, anche nella fase di preparazione del vertice di Parigi, l'Expo come un'occasione di valorizzazione delle specificità italiane. Quindi, per la prima volta competitività, energia, clima, occupazione inseriti in un quadro unitario d'insieme. Mi sembra che sia un fatto molto importante e molto significativo. Sui temi e gli obiettivi che ci siamo dati rispetto a clima ed energia, con gli obiettivi precisi in materia di emissioni e rinnovabili alla scadenza del 2030, è evidente che questo sarà un tema di discussione profondo perché sia la percentuale di rinnovabili che gli obiettivi che ci siamo dati e che noi condividiamo vedono oggi una parte dei Paesi europei decisamente perplessi rispetto alla possibilità di raggiungere i target che ci siamo dati e che sono già stati oggetto anche di una valutazione nel corso del bilaterale. Credo che su questi temi sarà importante utilizzare il semestre come occasione per approfondimenti specifici e settoriali e, per quello che riguarda l'Italia, sarà importante riuscire ad utilizzare il semestre in termini di competitività anche ponendo alcune sfide innovative di cui forse a livello europeo si è discusso in modo soltanto settoriale, ma che possono essere invece occasioni trasversali. Faccio un riferimento esplicito: abbiamo convenuto di organizzare nel mese di ottobre un importante appuntamento sull'Agenda digitale in tutti e ventotto i Paesi, immaginando di arrivarci con un lavoro ancora più approfondito da parte del nostro Governo e delle nostre istituzioni, dopo ciò che già è stato fatto dalla Commissione guidata dal presidente Francesco Caio, perché ? Perché una parte della competitività del sistema deriva dall'investimento sulla STI e deriva dalla capacità delle forze politiche e dei Governi di tradurre in atti concreti tutto il grande tema dell'Agenda digitale. Di questo abbiamo discusso sia con Francois Hollande che con Angela Merkel negli scorsi incontri e abbiamo deciso che a ottobre in Italia svolgeremo un appuntamento ad hoc centrato su questi temi per mostrare come un pezzo della competitività sia anche l'investimento sull'innovazione e sullo sviluppo delle reti, non solo delle reti tradizionali.

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