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Questo articolo è stato pubblicato il 19 marzo 2014 alle ore 20:12.
L'ultima modifica è del 19 marzo 2014 alle ore 20:19.

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Il secondo tema di discussione che affronteremo all'interno del vertice del Consiglio di domani è ovviamente relativo alla questione Ucraina. Mi permetterete però, anche in coerenza con quanto annunciato qui in sede di replica nel corso del dibattito sulla fiducia, di sottolineare come una delle cifre del semestre europeo e del lavoro di queste primissime settimane di azione del Governo sia quello di tentare di affermare, con grande determinazione e forza per quanto possibile, il valore di una politica estera europea che vada oltre la gestione delle emergenze e che sia capace di avere nel Mediterraneo il cuore naturale della nostra azione. Per questo, il primo viaggio all'estero da parte del nuovo Governo – come ricorderete dissi qui – si è svolto in Tunisia; per questo, nel corso dei primi colloqui, abbiamo sottolineato la rilevanza strategica di quell'area; per questo abbiamo sottolineato come siano stati importanti i risultati che abbiamo ottenuto nel corso del vertice del 6 marzo a Roma sulla Libia e per questo sottolineiamo come il Mediterraneo debba uscire da una dimensione di frontiera dell'Europa per essere il centro dell'azione di sviluppo del nostro Paese e dell'Unione europea.
Questo, naturalmente, senza dimenticare l'attenzione che ha portato, per esempio, questa notte, all'interno dell'operazione «Mare Nostrum», le nostre strutture – che vorrei ringraziare una ad una – ad intervenire per salvare 2.077 persone all'interno del nostro mare nostrum, 2077 persone (Applausi). Credo che, da questo punto di vista, sia particolarmente significativo che teniamo insieme le due cose senza uno sguardo ideologico per cui si pensa che, chiudendosi, saremo in grado di essere più sicuri. Noi abbiamo bisogno di pattugliare, di controllare, di presidiare e di avere una capacità profonda di intervento, a partire dai singoli Paesi d'origine, e poi di pattugliamento da parte dei nostri mezzi, ma, contemporaneamente, affermare che il Mediterraneo è quel luogo privilegiato della politica continentale che porta, ad esempio, a considerare un valore che l'Italia insista sul tema dell'attenzione alle «primavere arabe» con tutte le difficoltà, le contraddizioni, i limiti e gli squilibri che quel processo ha messo in atto.
Io ho voluto in Tunisia incontrare cinque giovani esponenti della società civile tunisina – perché quel Paese da cui tutto ha preso le mosse è anche l'unico Paese che oggi è arrivato a dotarsi di una Costituzione – per dare un segnale che, mentre anche tra di noi discutiamo – questa Camera ha discusso a lungo durante la legge elettorale, ad esempio del grande tema dell'equilibrio di genere e questo Governo è un Governo composto per la metà di donne – non ci sia uno sguardo miope ma ci sia uno sguardo capace di rendersi conto che, a qualche decina di chilometri da noi, dalle nostre coste, esiste una grande questione culturale, direi morale, civile e, per alcuni aspetti, politica, per tanti aspetti politica, che è quella che si collega al nostro sguardo sul Mediterraneo. Anche per questo motivo, credo che, nell'affrontare il tema dell'Ucraina, non ho che da ripetere le parole che il Ministro Mogherini Rebesani ha già pronunciato, sia intervenendo in Aula, che intervenendo in Commissione e cioè che riteniamo, insieme alla comunità internazionale, che il referendum svolto in Crimea sia un referendum illegittimo e che vi sia la necessità di un'azione concreta da parte di tutte le istituzioni e in particolar modo i Paesi europei che fanno parte del G8 per cercare di addivenire rapidamente ad una soluzione, che non può naturalmente prescindere dal ruolo della Russia e che noi immaginiamo di stare a fianco dei nostri alleati; già è accaduto lunedì a Bruxelles e immagino che continueremo in questa direzione giovedì prossimo, ossia a partire da domani sul tema delle prime iniziative in termini di sanzioni, e che siano sanzioni graduali e reversibili, questa è l'espressione che noi abbiamo utilizzato perché immaginiamo che vi sia bisogno di tenere aperto un canale di dialogo proprio mentre giudichiamo illegittimo il referendum e le conseguenze che esso sta producendo. Bene, in questo scenario, nello scenario ucraino, la chiave, la stella polare dell'azione del Governo, che immaginiamo sia condivisa da questo Parlamento, è quella di riuscire a collaborare con tutti i livelli istituzionali per una soluzione della crisi che sia una soluzione politica, che sia una soluzione rispettosa del diritto internazionale e che sia una soluzione che non ci faccia tornare indietro rispetto ad un disegno di cortina di ferro che, probabilmente, è soltanto negli incubi di alcuni tra i protagonisti di questa vicenda, ma che noi dobbiamo scongiurare. E trovo – lo segnalo all'attenzione del Parlamento – di sicuro interesse un documento che è stato pubblicato anche dalla stampa italiana, che è l'intervento dell'ex Segretario di Stato americano, Henry Kissinger, quando ha sottolineato la necessità di uno sguardo attento e approfondito sulla situazione ucraina e più in generale sul rapporto tra l'Europa e la Russia, tra l'Europa, gli Stati Uniti, naturalmente, e la Russia naturalmente.

Bene, il terzo e ultimo punto di discussione all'interno del Consiglio europeo mi costituisce l'occasione per legare le due parti della relazione e intervenire sulle questioni più legate alla vicenda interna del nostro Paese, perché riguarda la situazione economica in attesa che i documenti dei vari Governi siano vagliati dalla Commissione europea nel mese di aprile e, quindi, in attesa del percorso che vedrà arrivare allo stato dell'arte, al punto della situazione sui conti nazionali europei, su cui naturalmente si inseriscono e si innestano le considerazioni che il Governo ha posto all'attenzione dell'opinione pubblica nell'annunciare un pacchetto di riforme, che peraltro erano già state annunciate nel corso della discussione sulla fiducia, e che riguardano la situazione economica del nostro Paese. Su questo punto, trovo che sia assolutamente fondamentale che si esca da una visione per la quale l'Europa ci controlla i compiti o l'Europa ci fa le pulci. L'Europa non è un'istituzione «altra» rispetto a ciò che siamo noi e, prima saremo in grado di affermare con decisione che Italia e Europa, a dispetto di una certa propaganda facilmente smontabile dalla realtà, non sono due controparti, ma sono – fatemelo dire fuori dai tecnicismi – sulla stessa barca, per cui o l'Italia è in grado di cambiare se stessa, per dare slancio al processo europeo, e, contemporaneamente, o l'Europa è in grado di uscire da una visione totalmente incentrata sull'austerity per aiutare la crescita come il Consiglio europeo, ma anche sia l'Ecofin che il Consiglio degli affari esteri e varie realtà istituzionali hanno iniziato a sottolineare, o siamo in grado di tenere insieme queste due battaglie qui, oppure non c'è spazio per la politica. Rimaniamo a quella frase di Langer che risale al 1995. Rimaniamo ad una visione dell'Europa che è una visione totalmente tecnocratica ed incapace di offrire alcuna speranza, totalmente rassegnata. Ecco il punto centrale per il quale tengo insieme – e vado a concludere – le due questioni. Noi abbiamo offerto un pacchetto di riforme che parte dalla riforma costituzionale e istituzionale, che – non credo di svelare nessun segreto – è quella che più ha colpito anche i nostri partner europei. Perché la riforma costituzionale e istituzionale è il segno che l'Italia è pronta a fare la propria parte nel percorso di cambiamento in corso. Come possiamo essere credibili a chiedere un'altra Europa, se da trent'anni, la discussione sul bicameralismo è sempre quella ? Come possiamo essere credibili a chiedere un'altra Europa più attenta alla stabilità, se il nostro sistema elettorale non garantisce la stabilità? Come possiamo essere in grado di chiedere di superare l'euroburocrazia se, per primi noi, in tutti i nostri documenti, in tutte le nostre campagne elettorali, combattuti su fronti diversi, continuiamo a dire che abbiamo un programma di riforma della pubblica amministrazione e a non affrontarlo?

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