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Questo articolo è stato pubblicato il 29 marzo 2014 alle ore 08:13.

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ROMA
Dopo avere sedato i contrasti tra vecchia e nuova guardia all'interno di Forza Italia, ieri Silvio Berlusconi è passato al contrattacco, in vista delle prossime elezioni europee. In una lettera inviata al leader della Destra Francesco Storace, ha detto: «Siamo alla sfida finale della guerra dei venti anni, la Destra torni alleata di Fi». A preoccupare l'ex premier sono le possibili restrizioni ai suoi movimento che potrebbero venire sul fronte giustizia il 10 aprile: i giudici di Milano decideranno se concedergli i servizi sociali oppure mandarlo agli arresti domiciliari; lo stesso giorno il Tar del Lazio si pronuncerà sulla richiesta da parte dell'ex premier di poter viaggiare all'interno della Ue.
Berlusconi è convinto che faranno di tutto per impedirgli di parlare e anche se andrà ai servizi sociali non gli consentiranno di fare comizi per le europee. Gran parte della sua lettera a Storace è riservata ai problemi giudiziari: «Quello che è successo in questi mesi a me non ha eguali in nessuna democrazia occidentale. Ogni regola di giustizia è stata calpestata per eliminare attraverso il braccio giudiziario della sinistra l'avversario che non si è riuscito ad eliminare con i mezzi della democrazia». Non è nuova l'idea di fare anche dei club di riferimento per le vittime della giustizia e forse anche una lista elettorale che possa allearsi a Fi.
Discorso, quello sulle alleanze, che Berlusconi ha affrontato chiedendo di essere «più inclusivi possibile» nelle intese per le elezioni amministrative. La convinzione dell'ex capo del governo però rimane quella che al massimo tra un anno si torni alle urne: dobbiamo essere pronti – ha ribadito anche ieri – ecco perché i suoi club devono diffondersi il più possibile. La mediazione raggiunta giovedì sulle liste elettorali, che apre alla possibilità che possano correre i parlamentari nazionali, è un segnale di attenzione dato alla cosiddetta "vecchia" classe dirigente. Ma con diversi ospiti ricevuti ieri a via del Plebiscito, Berlusconi è tornato a battere sul terreno del cambiamento, anche nei confronti del governo. Eccezion fatta per le riforme, dove l'intenzione è quella di privilegiare il rapporto con il presidente del Consiglio, sul resto gli azzurri si devono preparare alla battaglia. Non è un caso che ieri siano stati lanciati siluri al Pd, sull'ipotesi di ridurre la flessibilità introdotta dal decreto Lavoro, in discussione in Parlamento.
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