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Questo articolo è stato pubblicato il 09 aprile 2014 alle ore 06:36.

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La bozza del Def approdata in Consiglio dei ministri indica, sulla base delle nuove previsioni tendenziali, in 0,2% di Pil (circa 3,2 miliardi) anche la minor spesa per interessi per quest'anno grazie all'effetto spread che vedrà anche la riduzione dello 0,3% delle entrate fiscali e, sul Pil, della spese primarie. In crescita dello 0,2% le entrate non fiscali. Quanto ai tagli alla spesa, oltre ai 4,5 miliardi attesi quest'anno sono previsti risparmi per 17 miliardi nel 2015 e 31 nel 2016.
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Alessandro Arona, Eugenio Bruno, Davide Colombo, Carmine Fotina, Andrea Marini, Giovanni Parente, Marta Paris
SPENDING REVIEW
Tagli su sanità e trasferimenti, risparmiati pensioni e welfare
R isparmi fino a 6 miliardi da qui a fine anno, che saliranno fino a 17 nel 2015 e fino a 32 nel 2016 (avendo come punto di riferimento l'attuale quadro tendenziale). La spending review sembra risparmiare solo le pensioni (di «difficile comprimibilità») e la spesa sociale necessaria a mantenere «livelli adeguati di protezione sociale per le fasce più deboli». Per il resto, finiscono sotto la scure i trasferimenti alle imprese, le retribuzioni della dirigenza pubblica (238.000 euro sarà il tetto massimo) e i costi della politica. Nell'ambito del Patto per la salute, sarà interessata anche la sanità, contro le spese che eccedono «significativamente i costi standard». Si dovranno concentrare anche gli acquisti in capo alla centrale della Consip e ad altre centrali a livello di Regioni e Città metropolitane. Tra le misure da valutare, anche risparmi dal trasporto ferroviario (sussidiato dallo Stato) «tramite una revisione delle tariffe».
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EFFICACIA
MEDIA
REALIZZABILITÀ
ALTA
RIDUZIONE DEL CUNEO
Taglio Irpef coperto da spending, gettito Iva e quote Bankitalia
C irca 10 miliardi saranno destinati dal 2015 all'aumento del reddito disponibile di lavoratori dipendenti e assimilati (co.co.co.) in modo da beneficiare, in particolare, i percettori di redditi medio-bassi. Già a partire da maggio 2014, in via transitoria, i dipendenti che percepiscono oggi 1.500 euro mensili netti da Irpef conseguiranno un guadagno in busta paga di circa 80 euro mensili. Per il 2014 – ha detto il premier Renzi – «servono 6,7 miliardi di euro, i due terzi visto che si parte da maggio e quindi 8 mesi su 12». Le coperture: «4,5 miliardi dalla spending, anche se il documento di Cottarelli dice 6 miliardi; gli altri 2,2 miliardi vengono dall'aumento del gettito Iva e dall'aumento della tassazione sulla rivalutazione della Banca d'Italia: saranno le banche a concorrere a questo esercizio». Sul fronte imprese nel breve periodo è previsto un primo taglio dell'Irap del 10%, introdotto con specifico provvedimento.
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EFFICACIA
ALTA
REALIZZABILITÀ
ALTA
RENDITE FINANZIARIE
Tassazione al 26% da luglio Sui Bot il prelievo resta al 12,5%
R evisione del prelievo sulle rendite finanziarie a partire dal prossimo 1° luglio. La tassazione è destinata a passare dal 20 al 26 per cento per garantire all'Erario le risorse necessarie a finanziarie il taglio dell'Irap del 5% da quest'anno e del 10% dal prossimo. Un aumento che colpirà, per esempio, i dividendi ma anche i capital gain sulla cessione dei titoli. Nessuna modifica, invece, per i titoli di Stato la cui tassazione resterà al 12,5 per cento.
Il rincaro in arrivo rischia di portare la tassazione complessiva sul risparmio anche al 40% in alcuni casi. Non bisogna dimenticare, infatti, le altre forme di prelievo introdotte negli ultimi anni come il bollo (salito nel 2014 al 2 per mille) e la Tobin tax che, insieme alle altre voci di tassazione sul risparmio, hanno contribuito a portare nelle casse dello Stato ben 17,5 miliardi di euro nel 2013.
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EFFICACIA
BASSA
REALIZZABILITÀ
MEDIA
JOBS ACT
Jobs act e il taglio dell'Irpef muovono Pil e occupazione
L'effetto macroeconomico del Jobs act è associato, nel Def approvato dal Governo, alle misure di taglio del cuneo "lato Irpef" per 6 miliardi quest'anno e 10 il venturo. In particolare si prevede un aumento del Pil dello 0,3% quest'anno e dello 0,6% nel 2015, mentre il tasso di occupazione dovrebbe cominciare a salire (0,1%) solo dall'anno prossimo per poi proseguire (0,2-0,4%) con aumenti negli anni successivi. A partire dal 2018 la crescita del prodotto potenziale imputabile all'impatto delle riforme si consoliderebbe ulteriormente, facendo registrare un aumento cumulato pari a 0,9% fino alla fine della previsione. L'effetto della riforma del lavoro associata al taglio Irpef si leggerebbe anche in un miglioramento del tasso di disoccupazione di equilibrio (Nairu) ipotizzato in discesa all'8,8% nel 2018 rispetto al 9,4% stimato dall'Ue.

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